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  • Immagine del redattore: a cura di Sergio Bianchi
    a cura di Sergio Bianchi
  • 19 giu
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 19 giu

Primo Maggio. Saggi e documenti per una storia di classe 

Pubblichiamo una scheda sulla rivista «Primo Maggio» scritta da Primo Moroni per il catalogo della mostra, presentata a Tradate (Va) nel 1983, Gli anni affollati. La rivista politica antagonista negli anni 70, a cura del Centro sociale di Tradate e del Centro di documentazione di Varese.

È, negli anni Settanta, la più ragguardevole espressione teorica dell’operaismo italiano. «Primo Maggio» nasce nel 1973 come rivista dedicata soprattutto alla riflessione teorica e storico-politica. Si colloca, fin dall’inizio, in una posizione autonoma all’interno del Movimento, cercando di muoversi negli spazi aperti dalla frattura culturale e politica mondiale degli anni Sessanta e per quanto riguarda l’Italia, dalle specificità delle esperienze di operai e studenti e dei gruppi extraparlamentari. Si tratta di spazi che la rivista riesce a occupare con la sua funzione critica, anche se con una periodicità non proprio martellante. L’intenzione su cui «Primo Maggio» nacque era stata quella di rivisitare i temi principali della storia del rapporto tra classe e capitale e delle strutture istituzionali e politiche attraverso le quali esso si era espresso nel Novecento. L’idea cardine di «storia militante», attorno a cui si sviluppava una parte del lavoro della rivista in quella direzione, veniva dal rapporto intellettuali-politica definitosi negli anni Sessanta e dalle opinioni maturate sull’esperienza dei gruppi extraparlamentari nei primi anni Settanta. Nuovi temi vennero quindi imposti rapidamente dal golpe cileno, dalla crisi petrolifera, dalla ristrutturazione mondiale dell’economia e della finanza. E il modo in cui crisi e scontro di classe si sviluppavano in Italia portò a sua volta su «Primo Maggio» l’analisi più ravvicinata del sistema politico e della composizione di classe e un intervento più diretto nel dibattito politico corrente. Per questi temi e per il modo in cui sono trattati, la rivista trova un ventaglio di lettori molto ampio, anche se non particolarmente numeroso, visto che venderà al massimo 4300 copie.Nella storia della rivista stessa, pubblicata sul numero 19/20, a conclusione dell’esame dei suoi lettori, gli estensori del saggio affermano abbastanza giustamente che «Primo Maggio» ha trovato aree di consenso in tutta la sinistra, istituzionale e no, e in tal senso è stata una rivista unica nel suo genere. Tra i contributi maggiori di «Primo Maggio» l’analisi della forma denaro in quanto chiave di lettura sia del nuovo imperialismo monetario, sia delle nuove egemonie politiche sul piano internazionale, i contributi alla storia del movimento operaio internazionale – valga su tutti la prolungata attenzione sull’Industrial Workers of the World – e gli esempi di impiego delle fonti orali. Inoltre la proposizione di temi trascurati dalla sinistra, come quello dei trasporti, l’analisi delle trasformazioni tecnologiche e i loro risvolti sociali, la ricostruzione storico-politica dei percorsi individuali e collettivi che hanno attraversato il Movimento e la sinistra negli ultimi vent’anni. 


  • In allegato i pdf dei 29 numeri della rivista, i 2 quaderni e i 2 opuscoli.



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