forme del dominio
Combattere il neoliberalismo richiede per prima cosa un progetto destituente. Non dobbiamo solo sfidare i processi di svuotamento del pubblico e il diritto capitalistico di estrarre e privatizzare il comune ma anche demistificare e combattere i processi neoliberali di assoggettamento. Come possiamo sabotare e bloccare gli ingranaggi delle macchine che producono e riproducono soggettività neoliberale? Questa battaglia è possibile perché siamo già dentro il progetto produttivo dominato dal capitale. Quello che è potere per il capitale – l’assoggettamento – è un’occasione per la soggettivazione destituente. Da una parte, l’assoggettamento capitalistico è sempre costretto a individualizzare soggetti produttivi, dall’altra, i soggetti messi a lavoro possono scoprire nelle loro attività che non sono semplicemente individui ma hanno anche il potenziale per agire insieme. Per dare un senso a questo essere insieme occorre sabotare il progetto capitalistico non solo attraverso il blocco delle macchine


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forme del dominio
konnektor
a cura di Carlos Prieto del Campo
«konnektor» si propone di analizzare le forme del dominio capitalistico neoliberale, principalmente nelle specificità nazionali dell’Unione Europea e del Medio oriente, ma anche di altri paesi del mondo, a fronte di una fase di ridimensionamento se non di blocco dei conflitti di classe. La conquista e la diffusione di questi saperi sono precondizioni indispensabili alla costruzione di una qualsiasi progettualità teorica e politica capace di incidere nel campo dei diritti costituzionali fondamentali, nella lotta contro la guerra, la violenza imperialista e la distruzione delle infrastrutture materiali, ambientali e comuni.
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Carlos Prieto del Campo è un militante dei movimenti sociali europei, redattore dell’edizione spagnola della «New Left Review» dal 2000 e direttore della collana «Cuestiones de antagonismo» (Ediciones Akal) tra il 2000 e il 2011. Laureato in Giurisprudenza presso l’UNED e dottore di ricerca in Filosofia presso l’Università Complutense di Madrid, è stato rettore dell’Istituto di Studi Nazionali di Quito (Ecuador) tra il 2013 e il 2014. Attualmente collabora con «Diario Red» nella produzione di materiali critici per questo media. È autore di molte pubblicazioni, tra le quali Clase, pueblo y nación: nuevos bloques históricos antisistémicos en la crisis del Estado español (2017); è coeditore di Crisis del capitalismo neoliberal, poder constituyente y democracia real (2013).
periferie
a cura di Alessia Pontoriero
Il comparto «periferie» andrà a esplorare i meccanismi di dominio attorno alla dicotomia centro-periferia. La metropoli è diventata terreno di conflitti che si manifestano tra simili. Nelle periferie si trovano fratture profonde frutto di nuove segregazioni e sono queste che andremo ad approfondiredando voce alle soggettività che le attraversano. Assistiamo a una guerra continua dall’alto verso il basso, per rispondere alla quale bisogna individuare vecchi e nuovi meccanismi di dominio. A partire da queste ipotesi esplorative proveremo a farci e a fare le domande necessarie alla costruzione di un dibattito collettivo utile ai percorsi territoriali. Lo faremo recuperando il metodo della conricerca, non come dogma ma come pratica militante. Utilizzeremo questo comparto per pubblicare testi del secolo scorso che propongono questo metodo. Ci inoltreremo con questi strumenti nel racconto di chi abita le periferie, quali sono le logiche e le mentalità che le attraversano lungo tutta la penisola e oltrepassando anche i confini nazionali.
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Alessia Pontoriero è un’attivista di Roma. Ha svolto la sua attività politica a partire dai collettivi studenteschi e da dieci anni si occupa delle attività e dei progetti collettivi nella borgata del Quarticciolo di Roma, dove vive. Studia i territori e i processi sociali urbani legati alle periferie. È dottore di ricerca in Scienze Sociali Applicate conseguito all’Università di Roma La Sapienza e ha lavorato presso il Dicea. Si occupa anche di una libreria a Centocelle. Per «ahida» cura il comparto «periferie».
guerre
a cura del coordinamento redazionale
Se il concetto di guerra è stato insufficientemente interrogato, la guerra civile è la grande assente del dibattito politico. Il vero problema non è la guerra, che è il mezzo con cui gli Stati regolano la loro competizione; il punto è la guerra civile, soprattutto quando si presenta come lotta di classe. Perché è la forza che costruisce e distrugge gli ordini politici e sociali. A partire dalla Rivoluzione francese la guerra civile e la rivoluzione hanno coinciso, oggi non più. Negli ultimi cinquant’anni si è prodotta una guerra civile asimmetrica combattuta da una sola parte, quella del capitale. Dopo la crisi del 2008, la guerra civile è tornata di attualità: prima sotterranea e strisciante, oggi come scontro aperto, sebbene nella forma del caos sistemico.
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fascismi
a cura di Giacomo Rinalduzzi
Il comparto «fascismi» si propone di indagare le forze reazionarie e i dispositivi di mantenimento dello stato di cose presenti messi in atto dalle nuove destre. Nel presente tardo-capitalista, la categoria di fascismo si configura al contempo come concetto sfuggente e realtà drammaticamente concreta. Se è vero che il politico è stato subordinato all’economico, rendendo insufficienti categorie come destra e sinistra, assistiamo tuttavia a una spinta sempre più intensa dei governi verso politiche razziste, neocolonialiste, sessiste e guerrafondaie. Per analizzare questa tendenza, non sarà sufficiente limitare il concetto di fascismo ai totalitarismi del secolo scorso, ma occorrerà invece interrogare le forme che assume oggi come entità controrivoluzionaria, tanto nei suoi aspetti economici quanto in quelli culturali. Per coglierne appieno l’essenza, oltre a osservarne le politiche di governo, occorrerà però rivolgere l’attenzione anche a quei miti culturali che generano sentimenti, affetti e passioni tristi, rendendo il fascismo una «stimmung» del presente.
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Giacomo Rinalduzzi è un’attivista di Roma. Si è formato nei collettivi studenteschi e universitari contribuendo ad analisi collettive sulle nuove destre italiane. È laureato in Storia dell’Arte, le sue ricerche si concentrano su influenze e scambi tra movimenti politici e arte contemporanea.
il secondo senso
a cura di Arianna Pasquini
Questo comparto sarà dedicato all’attualizzazione e all’approfondimento della lente transfemminista oggi, applicata a temi di dibattito conflittuali in quanto divisivi e irrisolti. Verranno messi in dialogo la crisi climatica e la crisi della riproduzione sociale, il rapporto tra umano ed extra-umano, le strutture del capitalismo finanziarizzato e l’organizzazione sociale e culturale di tipo patriarcale. Questo perché molte delle intuizioni colte dalle pratiche dei femminismi del secondo Novecento e poi cristallizzate nella letteratura femminista mondiale, vengono oggi riutilizzate più o meno esplicitamente e più o meno consapevolmente per dare voce a nuove categorie del pensiero critico, tanto nei movimenti sociali quanto a livello accademico e filosofico. Questa maternità di intuizione ed elaborazione femminista, è spesso invisibilizzata e non riconosciuta dagli autori e dagli attivisti che ne fanno uso ma, se adeguatamente portata alla luce, fa emergere il carattere profondamente sovversivo, originale e trasversale del pensiero politico del margine. Riattualizzare concetti come «donna», «sesso», «patriarcato», «natura», «tecnologia» e «capitalismo» significa allora, in questa sede, dare nuovo spessore a categorie che hanno perso aderenza alla realtà, e con questo il loro potenziale di incidere su di essa.
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Arianna Pasquini è un’attivista romana, lavora da quattordici anni come cuoca e ha un dottorato in Studi politici conseguito presso l’Università di Roma La Sapienza nel 2023. Le sue ricerche nell’ambito della filosofia politica contemporanea sono state incentrate soprattutto sulla relazione tra femminismi storici, transfemminismi odierni e teorie sulle diverse crisi del mondo contemporaneo (di cura, ecologica, politica, di senso). Il rapporto tra teoria e prassi, tra paradigmi filosofici e pratiche militanti, è alla base della sua metodologia di inchiesta, così come l’analisi della critica immanente ai femminismi e la relazione tra donna e natura (sia questa presunta, costruita socialmente, mistica o materiale).
critica della politica della scienza
a cura del coordinamento redazionale
In questo comparto non si tratterà della neutralità della Scienza, mito sepolto dal '68. L'informatica e la tecnologia hanno profondamente cambiato il volto della scienza e della società. Le tecniche d'imaging e le analisi high-throughput applicate al sequenziamento degli acidi nucleari, alla genetica, alla proteomica e alla farmacologia hanno trasformato il nostro approccio alla conoscenza del mondo biologico. L'intelligenza artificiale, lasciando definitivamente alle nostre spalle il vecchio mondo analogico, è in grado di imprimere un'accelerazione esponenziale a questi processi in tutti i campi. L'informatizzazione ha compenetrato l'intera società assumendo i connotati di un controllo sociale integrato al suo stesso interno. Il capitale ha oggi le chiavi di questo sistema di controllo e usa l'insieme delle tecnologie per massimizzare il profitto. Non senza profonde contraddizioni: contraddizioni esterne, poste dal confronto con l'area sempre crescente e sempre più conscia delle proprie esigenze dei cosiddetti paesi del Sud Globale, e contraddizioni interne, di cui un esempio attuale è la crociata di Donald Trump contro la stessa scienza.
Questa sezione tratterà della critica alla Politica della Scienza. Porterà attenzione ai movimenti di resistenza e di lotta che tentano di inserirsi nelle contraddizioni del Capitale e alle reti di sabotaggio che si diffondono. Tratterà della ricerca etica necessaria per opporsi al dominio del profitto e indirizzare le nuove tecnologie e l'IA verso la lotta contro la povertà, la difesa della salute, la liberazione dal lavoro.