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nuovi calendari

Quali sono le potenzialità liberatrici della trasformazione in corso? In Italia, come del resto in Europa, non v’è una ricchezza, ma ve ne sono almeno due. Da un lato v’è la ricchezza astratta, quella quantitativa, prodotta dall’economia del lavoro salariato: l’accrescimento di questa ricchezza è affidato alla valorizzazione tramite il denaro, tanto nella forma di aumento del profitto quanto in quella del salario. Dall’altro lato v’è una ricchezza concreta, quantitativamente inesprimibile, prodotta dall’economia del non lavoro, la diffusione di questa ricchezza coincide interamente con lo sviluppo conoscitivo, artistico e sensuale degli individui. Questa seconda economia non produce merci ma valori d’uso, beni per lo più simbolici come l’informazione, i paradigmi conoscitivi o le parole dei poeti. Essa si sottrae al mercato perché consegue il suo scopo con il mero farsi; giacché l’individuo liberato dal lavoro salarialo non è gratificato dal possedere più denaro, ma da quel sentimento di
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post-poetica

a cura di Marco Giovenale

Il comparto «post-poetica» prende nome innanzitutto dalle prassi testuali di quella particolare e diffusa scrittura di ricerca che è venuta strutturandosi in modo polimorfo ma non disomogeneo dai primissimi anni del nuovo secolo a oggi, in parallelo con letterature di lingua inglese e francese. Proprio l’espressione post-poésie si deve all’uso che ne fa lo scrittore e critico Jean-Marie Gleize. Ciò che si tenta qui di fare è ospitare testi sperimentali e critica della scrittura di ricerca italiana (senza escludere escursioni fuori dai patrii confini). Ma, ancora, perché «post»? Di fatto, nessuno ormai è più stufo della poesia di chi la fa sul serio. Per farla molto sul serio, forse, è allora venuto il momento di oltrepassarla; o meglio: è possibile oltrepassare quei moduli che sappiamo essere già alle nostre spalle. La redazione di post-poetica è composta dal curatore, Marco Giovenale, è al momento, da Roberto Cavallera, Fabrizio Pelli, Francesco Scapecchi, June Scialpi, Antonio Syxty, Michele Zaffarano.

Marco Giovenale, editor, traduttore e asemic writer, è tra i fondatori e redattori di gammm.org (2006), sito di materiali sperimentali. Insegna storia delle scritture italiane di secondo Novecento e contemporanee, in

comp/art

a cura di Manuela Gandini

«comp/art» è concepito come una terra sulla quale si stende una città infinita, senza respiro, come l’utopica No Stop City progettata dagli Archizoom nel 1970. «comp/art» si caratterizza come un territorio denso – leggero, inquinato, fertile, arido – il cui filo conduttore è l’arte nella sua essenza disturbante, radicale, conturbante. Partendo dalla questione legata al senso della produzione artistica nella contemporaneità – nell’era dell’AI, del capitalismo della sorveglianza, delle guerre estrattiviste e dell’ostinazione del patriarcato – ospiterà articoli, recensioni, saggi e narrazioni. Vi saranno analisi teoriche e racconti di esperienze visive/poetiche/performative in atto. Le pubblicazioni saranno considerate come organismi aperti alla discussione culturale e non concepite come frame chiusi nel soliloquio del linguaggio critico tradizionale o del mercato. Le visioni avranno un’apertura internazionale, interdisciplinare, interspecista, infratemporale. 

Manuela Gandini è critica d’arte e curatrice indipendente. Collabora con «La Stampa», «il manifesto» e riviste d’arte italiane. È stata redattrice del mensile «alfabeta2» e responsabile della sezione «Forme» della rivista

exlet

a cura di Massimiliano Manganelli

A fronte di una ormai consolidata sovrapposizione tra categorie letterarie e categorie merceologiche dell’editoria, «exlet» vuole dare spazio alla ricerca letteraria, quella che si muove ai margini del mainstream e soprattutto del romanzo, il classico prodotto editoriale «ben fatto», per tutti i gusti. Il prodotto che coincide del tutto, nella visione generale, con la prosa, come se quest’ultima avesse una sola strada da percorrere. «exlet» intende essere un luogo di esplorazione dell’ultracontemporaneo e non solo, per esempio di materiali trascurati del passato recente. Più che ai prodotti in sé, «exlet» guarda alle procedure e alle possibilità della scrittura. La redazione di exlet è composta dal curatore Massimiliano Manganelli, Gian Luca Picconi, Antonio Francesco Perozzi.

Massimiliano Manganelli è nato a Tripoli, in Libia, nel 1966. Vive a Roma, dove lavora come insegnante e formatore. È dottore di ricerca in Italianistica. Ha pubblicato, tra gli altri, studi su Ungaretti, Sanguineti, Malerba, Volponi, Lucini, Porta, Frasca, Pagliarani, la poesia oggettivista, le scritture di ricerca. I suoi saggi sono apparsi in vari volumi e riviste, tra le quali «il verri», «Avanguardia», «Istmi», «L’Ulisse», «Semicerchio», «Resine», «Nioques». Ha collaborato con «alfabeta2» e attualmente scrive per «Antinomie» e «l’immaginazione». È stato inoltre uno degli otto curatori dell’antologia di poesia Parola plurale. Sessantaquattro poeti italiani tra due secoli (Sossella, 2005). 

clan milieu

a cura di Milieu

In diversi ambiti di ricerca il concetto di milieu è utilizzato per indicare le caratteristiche più profonde dei luoghi, la relazione inscindibile che si creano tra spazio, evoluzione e società. Il milieu è visto come l’insieme di condizioni naturali e socio-culturali che si stratificano in un determinato luogo nel corso del tempo. Il milieu, con i suoi codici comunicativi rappresenta il substrato locale dei processi di sviluppo. Nell’originale francese può anche indicare un ambiente malavitoso, come testimonia la definizione «le milieu» (o mutant) attribuita alle organizzazioni criminali marsigliesi nella prima metà del Novecento. Il milieu come luogo dell’immaginario sospeso tra storia, mito, ricerca e narrazione che ben si adatta a descrivere un progetto di ricerca che mira a raccontare le trasformazioni attraverso le storie e i suoi protagonisti. Un percorso che è fatto di libri, ma anche di eventi, immagini, suoni, dialoghi e attraversamenti. 

Il clan milieu si occupa di memoir, storia sociale, storia politica, crime fiction, true crime e racconti di frontiera. Nasce a Milano come progetto di ricerca sulla storia criminale e sociale del Novecento e in un secondo momento si sviluppa come proposta editoriale a partire dal maggio 2012. 

selfie da zemrude

a cura di Officina Multimediale

Il suo obiettivo è la costruzione di un laboratorio creativo come spazio dove sperimentare scritture non codificate e interazioni tra linguaggi multimediali, generare nuove forme narrative ibride e, quando possibile, far nascere comparti specifici e autonomi.

 

Officina Multimediale è una crew aperta di appassionati trafficanti di immagini e instancabili rabdomanti di memorie. 

Alcuni suoi lavori: Non Ci Vede Nessuno, CRACK(LAND) Enter the rabid (w)holeThis Arm. Disarm

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