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- Mauro Trotta
- 16 giu
- Tempo di lettura: 5 min
Il falcone maltese # 3: dal ritorno all’ordine alla critica sociale: manieri, cottages e bassifondi

Mauro Trotta nella sua rubrica <<il falcone maltese>> ci porta ad esplorare un altro tipo di letteratura crime noto come hard boiled. Si passa da un romanzo giallo dove l’indagine è mirata a ripristinare l’ordine costituito in un ambiente patinato e borghese, ad un ambiente fatto di bassifondi e dove i protagonisti sono gangstar, criminali, dark lady. Gli esponenti principali di questo filone sono Dashiell Hammett e Raymond Chandler. Chandler non scriverà solo romanzi ma sarà anche sceneggiatore di diversi film tra cui lavorerà alla sceneggiatura di una delle pellicole più note di Alfred Hitchcock, L’altro uomo.
Al momento della nascita del poliziesco, è possibile rintracciare nelle opere elementi di resistenza all’avvento del capitalismo. Elementi che abbiamo visto all’opera nel singolo autore – da Poe a Conan Doyle – ma che possiamo ritrovare anche nella costellazione di personaggi che, all’inizio del Novecento, si affiancano a Sherlock Holmes nel raggiungere elevatissimi livelli di popolarità all’interno del panorama narrativo del crime. Condividono, infatti, il grande successo del detective per eccellenza, figure che non si ergono assolutamente a difensori della società ma, all’opposto, sono criminali, nemici pubblici. Certo, si tratta di villain particolari, ladri gentiluomini e spietati trasformisti come Arsène Lupine, ideato da Maurice Leblanc, e Fantômas, creatura di Marcel Allain e Pierre Souvestre. Ben presto, però, anche la letteratura di consumo, e il poliziesco in particolare, dovrà essere adeguato alla nuova ideologia che va informando il mondo sviluppato.
Dal 1848, l’anno delle rivoluzioni, si erano viste all’opera le nuove classi rivoluzionarie. Non solo la borghesia, che ormai reclamava la totalità del potere politico dopo aver conquistato quello economico, ma soprattutto il proletariato che spingeva nel nome di una società socialista. Si affermava la cultura di massa, ma sulla scena della storia si affacciavano anche e soprattutto quelle che qualcuno ha definito «le classi pericolose». Si trattava, allora, di difendere lo stato delle cose, garantire la nuova morale borghese e, soprattutto, consolidare il potere acquisito anche a livello dell’immaginario collettivo. È in questo contesto che prende piede il poliziesco classico, il whodunit, l’enigma della camera chiusa. Lo schema di base è semplice: il delitto mette in crisi l’ordine costituito, che deve essere restaurato scoprendo il colpevole ed «eliminandolo» dalla scena sociale. La razionalità – la stessa razionalità del sistema capitalistico – consente all’investigatore di svelare l’arcano e ripristinare l’ordine violato.
Certo, da sempre, il delitto rappresenta una ferita dell’ordine sociale, anche in Poe o Conan Doyle. Adesso, però, la garanzia di difendere lo status quo, a livello simbolico, diventa centrale nell’economia di valori trasmessi dal romanzo poliziesco. Non a caso le storie si svolgono sempre in un contesto borghese o aristocratico, quasi a sottolineare quale ordine è in pericolo e quale società è sempre comunque in grado di difendersi. Gli autori sono quelli del periodo d’oro del giallo, scrittori del livello di Agatha Christie, con i suoi Hercule Poirot e Miss Marple, S. S. Van Dine, creatore di Philo Vance e autore delle Venti regole per scrivere romanzi polizieschi. Ambientati originariamente in Inghilterra o negli Stati Uniti, i romanzi di questo tipo, incentrati comunque su un mistero, continuano ancora oggi – chiaramente con le dovute modifiche – a essere prodotti. Inoltre, nel periodo d’oro, va diminuendo l’opposizione protagonista-poliziotti, fino ad arrivare a una sorta di integrazione con Ellery Queen, dove il protagonista è il figlio dell’ispettore capo della squadra Omicidi e chiaramente collabora con la polizia.
Del resto, forse, il genere poliziesco potrebbe nascere da un’altra integrazione in qualche modo sorprendente, quella tra ladro e gendarme. Si tratterebbe di spostare la sua origine più indietro nel tempo, prima di Poe fino al periodo napoleonico, a François Vidocq, ladro, criminale, evaso, capo e fondatore della Sûreté francese, in cui arruolò parecchi ex criminali. Nel 1828, dopo essersi ritirato dalla polizia, Vidocq pubblicò le sue memorie, che ebbero un grandissimo successo. Fondò nel 1833 anche il Bureau de renseignements pour le commerce, la prima agenzia di investigatori privati di Francia.
Mentre il giallo – incentrato sulla risoluzione di un mistero, di un crimine che viola l’ordine del mondo e che va dunque ricostruito scoprendo e punendo il colpevole – continua per la sua strada arrivando fino a oggi, qualcosa di nuovo si affaccia sulla scena del romanzo poliziesco. Si tratta di un nuovo tipo di crime story, completamente agli antipodi di quello che è ormai il romanzo poliziesco tradizionale. Se questo si svolge in ambienti medio alto borghesi o addirittura aristocratici, il romanzo nuovo spesso vede personaggi che si muovono nei bassifondi, nei luoghi più pericolosi della città. Protagonisti e comparse non sono gentiluomini azzimati e gentildonne sofisticate, circondati dalla loro servitù, ma in genere gangster o mezze tacche del crimine. L’azione non si sviluppa seguendo esclusivamente le volute dei ragionamenti del detective, ma per tentativi concreti, andando a cercare indizi e risposte nei luoghi più diversi e consumando la suola delle scarpe, per così dire, e facendo a botte più che mettendo in moto «le celluline grigie». Emerge, poi, una figura ormai mitica della letteratura poliziesca – e non solo – la «dark lady», la «femme fatale».
Il nuovo giallo nasce negli Stati Uniti ed è subito noto col nome di «hard boiled». I suoi esponenti più importanti sono senza dubbio Dashiell Hammett e Raymond Chandler. La sua nascita è rintracciabile a partire dagli anni Venti del Novecento. Hammett crea Continental Op nel 1923 e Sam Spade (il detective protagonista di The Maltese Falcon) nel 1929. È stato lui stesso investigatore privato e ha lavorato per la mitica agenzia Pinkerton. Ha un’esperienza diretta, dunque, della materia che tratta nei suoi libri. È stato iscritto al Partito comunista degli Stati Uniti d’America. Negli anni Cinquanta si rifiutò di rispondere alla commissione per la repressione delle attività antiamericane del famigerato senatore Joseph McCarthy e fu condannato a sei mesi di carcere per oltraggio alla corte.
Raymond Chandler inventa la figura di Philip Marlow tra il 1938 e il 1939. Nel suo saggio La semplice arte del delitto attacca soprattutto per il suo scarso realismo il romanzo poliziesco tradizionale ed esalta la figura del suo predecessore Dashiell Hammett: «Hammett ha restituito il delitto alla gente che lo commette per un motivo, e non semplicemente per fornire un cadavere ai lettori; e con mezzi accessibili, non con pistole da duello intarsiate, curaro e pesci tropicali». Lavorerà come sceneggiatore a Hollywood e non si occuperà soltanto della versione cinematografica dei propri romanzi, ma parteciperà alla sceneggiatura di altri capolavori del cinema giallo. Collaborerà, infatti, con Billy Wilder alla sceneggiatura di La fiamma del peccato, tratto dal romanzo di un altro grande esponente dell’hard boiled, James M. Cain, e lavorerà alla sceneggiatura di uno dei film più noti e più belli di Alfred Hitchcock, L’altro uomo, noto anche col titolo di Delitto per delitto, ispirato abbastanza liberamente da Sconosciuti in treno di Patricia Highsmith.
Mauro Trotta ha lavorato per vent’anni nel campo della comunicazione e dell’editoria. Ha partecipato insieme a Sergio Bianchi alla fondazione della rivista «DeriveApprodi». Da oltre vent’anni collabora alla pagina culturale de «il manifesto». Dal 2005 insegna materie letterarie nei licei e negli istituti letterari. Ha partecipato, curato e pubblicato libri sulla pubblicità, sui movimenti e sugli anni settanta.