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  • Immagine del redattore: Pino Tripodi
    Pino Tripodi
  • 59 minuti fa
  • Tempo di lettura: 5 min

Leoncavallo per cinquant'anni ancora e ancora

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In vista del 50° anniversario del Leoncavallo (ottobre 2025), si propone non una celebrazione nostalgica, ma un anno di eventi coinvolgenti e sconvolgenti, rivolti al futuro. L'obiettivo è immaginare nuove forme di lotta e rivoluzione, superando la stanchezza del presente con creatività collettiva e internazionale. Nessuna egemonia o ricetta unica: solo una sensibilità diffusa capace di incidere sul mondo. L’invito è aperto a tutti per contribuire con idee, pratiche e progetti, anche attraverso la scrittura del pamphlet <<Rivoluzione coscienza di specie>>.

Il 50° compleanno del Leoncavallo cade il 18 Ottobre 2025, ma non vi è alcuna intenzione di convocare una giornata di medagliette, ricordi e lacrimucce per stuzzicare la peste reducista e identitaria. Si pensi invece a un anno pieno di eventi e di incontri aventi due qualità fondamentali: siano coinvolgenti e sconvolgenti.


Un anno pieno può essere più lungo o più breve di un anno solare.

È un anno tangente all'infinito.

L'orologio del tempo è rotto. Quanto dura il tempo?


In questo tempo sorgono due domande:

Cosa è successo negli ultimi cinquanta anni?

Cosa succederà nei prossimi 50?


Alle domande la risposta è certa:


Il mondo è cambiato.

Siccome il mondo è cambiato non c'è che una cosa da fare.

Cambiare il mondo.


Per cambiarlo ancora, e ancora più di quanto sia cambiato dal 1975, sarebbe stupido guardarsi alle spalle, crogiolarsi negli allori del passato.


La rivoluzione ha occhi e spalle sempre rivolte al futuro.

Specchiarsi nelle lotte di un passato glorioso sarebbe patetico.


Il pathos ha orrore del patetico.


Meglio specchiarsi nelle lotte del futuro, di quel futuro che è qui, da costruire sempre, e sempre da creare.


Trasformare il mondo. Rimane la viva ragion di vita.

Per trasformarlo, è necessario voltare le pagine del mondo.


Voltiamo le pagine del mondo.


Per voltare le pagine del mondo non bastano le macerie e gli altari del passato.


Il passato è sfinito nel presente. 


La politica è sfinita. La letteratura è sfinita. L'arte è sfinita. Il mondo è sfinito.


Ma se il presente è sfinito. Il futuro è infinito.  


Quando tutto sfinisce rimane solo una mossa nella scacchiera della vita. Finirla con la fine del mondo.


Il faut en finir avec la fin du monde*


Per scollinare oltre la sfinitudine del mondo non serve alcun lamento.

Il lamento è stata la piattaforma più depressiva dell'epoca ultima ventura.

Occorre invece un conato creativo superiore a quelli del '68 e del '77.


Oltre la sfinitudine del mondo non c'è la fine del mondo. C'è l'aurora che attende le parole giuste, i versi appropriati, le posture adeguate, i corpi collettivi in movimento.


Occorre inventare le parole e le forme delle rivoluzioni prossime future. Di quel futuro che c'è e di quello che si saprà partorire.


Quand la nuit tombe le soleil nous incombe.


Nelle lotte del passato non siamo state mai sole.


Autogestione, autoproduzione, rifiuto del lavoro salariato, impresa politica, femminismo, indipendenza culturale, ecologismo radicale, autonomia operaia, autonomia diffusa, contropotere, controinformazione, reddito universale, coessenzialità di vita ed arte.

Sono pratiche d'esistenza e idee condivise da migliaia di collettivi e di singolarità diffuse nel mondo intero.


Il patrimonio del passato non riguarda solo il Leoncavallo.

Riguarda tutte le esperienze eretiche consumate in quella galassia confusa e sublime compresa tra i partiti esausti della sinistra e i black bloc. Ogni eresia politica ha urlato forte.


Viva le eresie, abbasso le chiese. Che schifo le sette.


Autonome, parlamentari ed extraparlamentari, autogestionarie, centrosocialiste, anarchiche e comuniste, socialdemocratiche e insurrezionaliste, antifasciste e anticapitaliste, antagoniste e comunitariste, artiste di strada e di palcoscenici mainstream o alternativi, ecologiste radicali e femministe, avanguardie artistiche e letterarie, tutto, ciascuna a modo proprio, ha contribuito a produrre nuove sensibilità.


Quel tutto ha litigato in modo costante e diffuso.  

Nel litigio tuttavia ha costruito esperienze che hanno arricchito tutte.


Il litigio è parte della lotta, l'errore è parte della creazione.


Non temiamo di sbagliare. Temiamo di stagnare.


Non odiamo l'errore. Odiamo l'orrore.


Il tutto è stato un grande mare.  


Nel grande mare c'è acqua per tutte, nello stagno prediligono vivere solo i vermi.


Così come nessuna può avere la pretesa di rivendicare a nome di tutte una storia collettiva o di attribuirsi un primato, in egual modo nessuna può ritenere che ripensare il futuro possa essere opera di una singola realtà o di poche teste raffinate.


Il primato interessa solo ai primati, a quelle scimmie politiche che non hanno ancora compiuto il salto di specie verso l'universo pianetico.


Per ripensare il futuro occorre riaprire le pagine del mondo.


In quelle pagine, ciascuna - singolarità o collettivo, movimento o organizzazione - può incidere parole, musiche, esperienze che arricchiscano il libro del mondo.



Può ancora esistere un futuro collettivo?

L'umano come specie quali forme assumerà nel prossimo futuro?

Le forme della produzione come informeranno la vita?

L'organizzazione sociale delle classi e dell'umanosfera a quali forme di potere si adeguerà?

Potrà ancora esistere una coscienza collettiva?

Diverrà anch'essa una funzione esterna?

La volontà sarà annichilita dalla macchina?

Quali saranno i nuovi fuochi della lotta?

È preferibile il potere dell'autonomia o l'autonomia dal potere?

Differenzialismo ed egualitarismo possono marciare assieme?

Che rapporto c'è tra nazionalismo e internazionalismo?

Come sganciare il reddito dal lavoro?

 

A queste domande nessuna può rispondere da sola. Ma ciascuna dovrà e potrà rispondere senza pretendere una risposta sintetica.


La vita non è mai questione di sintesi.


Anche quando diverrà un prodotto di sintesi non sarà mai questione di sintesi.


La riduzione del mondo a un'unica idea produce allergie.


Il mondo è la nostra ideologia.

È finita per sempre la possibilità che tutti la pensino allo stesso modo.

Anziché affannarsi alla impossibile ricerca di un pensiero comune è preferibile optare per una sensibilità diffusa in grado di esercitare più efficacemente la sua presa sulle cose del mondo.

Ciò che ci lega non è un'organizzazione, un partito, uno Stato o una religione politica. Ciò che ci lega è la sensibilità pianetica diffusa che agisce nel mondo senza incarcerarlo in sistemi definiti e coatti.


L'egemonia è merce scaduta.  


Neanche nei supermercati dell'idiozia è facile comprarla.

Non esiste una formula della creazione né esiste una formula della rivoluzione.


La rivoluzione è allergica alle epigonie.

La rivoluzione è per sua natura rivoluzionaria.


Dunque, incontri ed eventi coinvolgenti e sconvolgenti.

Da organizzare al Leoncavallo, da organizzare ovunque. Da organizzare con o senza il Leoncavallo.

Il Centro sociale è uno spazio troppo piccolo, l'Italietta è spazio angusto.


Ciascuna di noi è limitata ma l'insieme dei nostri limiti ha forza immensa.

Piccoli o grandi che siano, prodotti in cooperazione o in autonomia, ciò che importa è che gli incontri e gli eventi che si organizzeranno abbiano carattere universale e internazionale, siano condivisi e condivisibili.


Rivolgiamo questo appello a tutte le realtà italiane e internazionali che conosciamo o che desideriamo conoscere, che ci conoscono o che desiderano conoscerci.  


Avanti con tutte le avanguardie, con tanta musica, tanti incontri e tanta festa continua.


Se l'arte è viva, evviva l'arte. Se l'arte è morta viva la morte.

 

Avanti con le rassegne di cinema e le rassegne d'arte.


Che ogni rassegna ammazzi la rassegnazione.


Per facilitare la discussione nelle giornate dedicate agli incontri, al Leoncavallo o altrove, è in corso di scrittura un pamphlet di cui si anticipa il titolo, Rivoluzione coscienza di specie.


Chiunque lo volesse può cooperare a questi progetti o concepirne altri e presentarli nel corso dell'anno al Leoncavallo o in qualunque altro luogo del pianeta.


Vite vite vite   


Aller aller aller


Il faut changer le monde


le monde le monde entier



Quand la nuit tombe le soleil nous incombe



*Le scritte in francese sono frammenti di un reportage inedito sulle giornate di Place de la République, Paris, Giugno-Luglio 2024


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