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  • Immagine del redattore: Tareq S. Hajjaj
    Tareq S. Hajjaj
  • 18 set
  • Tempo di lettura: 6 min

Attacchi aerei, veicoli esplosivi e bulldozer causano una distruzione <<folle>> nella città di Gaza

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L’esercito israeliano sta utilizzando attacchi aerei, veicoli blindati carichi di esplosivi e bulldozer per radere al suolo quartieri e centri di accoglienza per sfollati nella città di Gaza. Testimoni oculari e funzionari locali affermano che l’obiettivo è quello di provocare una fuga di massa e impedire ai residenti di tornare. Questo articolo è stato originariamente pubblicato su Mondoweiss  ed è ripubblicato qui con il consenso espresso del suo editore.


Prima della sua invasione su larga scala della città di Gaza, l’esercito israeliano sta causando una distruzione generalizzata nel più grande centro urbano della Striscia, costringendo i residenti ad evacuare le varie zone della città prima della data di inizio dell’invasione, annunciata pubblicamente per il prossimo 7 ottobre. Recenti testimonianze oculari e report da parte dei membri della Protezione Civile di Gaza indicano che l’esercito israeliano sta utilizzando mezzi corazzati per il trasporto di truppe riconvertiti in veicoli esplosivi, che vengono inviati in centri densamente popolati, compresi quartieri e centri per sfollati, prima di farli esplodere a distanza. Gli attacchi continuano insieme a una vasta operazione di demolizione lanciata nella città e a costanti bombardamenti aerei. Tra il 12 e il 18 agosto, l'esercito israeliano ha distrutto più di quattrocento edifici nel quartiere di Zaytoun e ha lanciato una limitata incursione terrestre nelle sue vicinanze. L’esercito ha anche lanciato un’operazione simile nel quartiere di Sabra, a ovest della città di Gaza.


Il portavoce della Protezione Civile palestinese a Gaza, Mahmoud Basal, ha dichiarato a «Mondoweiss» che l’esercito israeliano ha distrutto più di millecinquecento edifici nella città di Gaza solo con gli attacchi aerei dal 6 agosto, principalmente a Zaytoun e Sabra. Basal ha spiegato che la Protezione Civile continua a ricevere chiamate da civili intrappolati in entrambi i quartieri, ma che non c’è modo di raggiungerli a causa dei bombardamenti intensivi. «Temiamo che l’invasione israeliana si spinga ancora più all’interno della città di Gaza e che le squadre della Protezione Civile non riescano a raggiungere i luoghi bombardati dalle forze di occupazione», ha aggiunto Basal. «Nessun luogo di Gaza è sicuro, né a nord né a sud. Le bombe costringono i residenti ad abbandonare le loro case, i centri di accoglienza e persino le loro tende».


Abdulwahhab Ismail, residente nella zona di Saftawi, nel nord-ovest di Gaza, ha evacuato il suo quartiere martedì 26 agosto dopo che diversi edifici della sua strada sono stati fatti esplodere da quelli che ha descritto come «robot» esplosivi. «L’esercito israeliano invia i robot vicino alle nostre case, dove rimangono parcheggiati per terrorizzarci», ha detto Ismail. «Non li fanno esplodere immediatamente, ma aspettano che la paura ci spinga a fuggire. Quando la gente non se ne va, l’esercito fa esplodere i robot, indipendentemente dal fatto che ci siano civili nella zona». I «robot» descritti da Ismail sono probabilmente i modelli obsoleti M113 APC dell’esercito, che sono stati ricondizionati con esplosivi e fatti esplodere a distanza vicino agli edifici durante tutta la guerra. Ismail ha detto a «Mondoweiss» che né lui né la sua famiglia hanno avuto il tempo di portare via nulla dalla loro casa per paura che facessero esplodere i veicoli blindati riconvertiti in ordigni esplosivi situati nelle vicinanze. «Prima, l'esercito era solito far saltare in aria uno o due edifici con i robot. Ora distruggono dozzine di edifici alla volta. I robot e gli aerei da combattimento lavorano insieme per distruggere ogni angolo della città di Gaza», ha affermato.


Ismail ha detto che lui e la sua famiglia non lasceranno la città di Gaza, poiché non possono permettersi il trasporto per spostarsi a sud e procurarsi una tenda lì, né possono spostarsi a piedi. «Siamo arrivati qui, a ovest di Gaza, senza nulla», ha detto. «Siamo in strada. Cercheremo di trovare un riparo di qualche tipo, ma resteremo nella città di Gaza».



Distruzione senza precedenti


Invece di un’invasione su larga scala, l’esercito israeliano sta utilizzando una combinazione di attacchi aerei, veicoli blindati, incursioni limitate e operazioni di demolizione per costringere i residenti a fuggire prima della prevista invasione terrestre. Basal ha commentato che l'esercito sta effettuando una demolizione a tappeto degli edifici nella città di Gaza, sgomberando e radendo al suolo interi quartieri in modo simile a quanto è avvenuto in altri quartieri della stessa città e in altre parti della Striscia. «Si tratta di una vasta operazione di demolizione, che sta letteralmente radendo al suolo i quartieri di Zaytoun e Sabra», ha spiegato Basal. «L'esercito utilizza scavatrici di proprietà e gestiti da appaltatori privati israeliani». Tuttavia, Basal ha chiarito che i veicoli blindati esplosivi stanno ora occupando un posto centrale nell’operazione nella città di Gaza, descrivendo i veicoli telecomandati come «robot della morte».


«Dal 6 agosto scorso, l’esercito israeliano ha inviato ogni giorno fino a cinque robot in diverse zone della città di Gaza, in particolare nelle aree di al-Zaytoun e al-Saftawi», ha affermato Basal, aggiungendo che il raggio di esplosione dei veicoli blindati riconvertiti in ordigni esplosivi è di 100 metri, all’interno del quale tutto viene distrutto o gravemente danneggiato. Ha confermato che l’esercito non è ancora avanzato completamente verso la città, ma ha utilizzato i veicoli telecomandati per radere al suolo gli edifici e intimidire i residenti affinché fuggano in massa. Basal afferma che questo obiettivo è evidente, dato che uno degli obiettivi dei veicoli blindati esplosivi sono i centri di accoglienza per i civili sfollati. Secondo Basal, i veicoli blindati riconvertiti sono stati utilizzati per distruggere tutti i centri di accoglienza per sfollati nel quartiere di al-Zaytoun, al fine di impedire alle persone di rimanere nella zona. Basal ha descritto la distruzione causata come «senza precedenti».


«Le operazioni di distruzione perpetrate ad al-Zaytoun suggeriscono qualcosa di folle e inimmaginabile», ha spiegato. «Aree intere sono state cancellate e rase al suolo. Tutte le scuole della zona sono state distrutte. Non è rimasta in piedi nemmeno una scuola ad al-Zaytoun. Si tratta di un chiaro piano per annientare il quartiere. Oltre l’80% è già stato distrutto». «Stiamo parlando di oltre millecinquecento edifici distrutti solo dai bombardamenti aerei», ha chiarito Basal. «Gli edifici distrutti dai robot non sono inclusi. Stiamo assistendo a qualcosa di simile alla distruzione nella zona di Beit Hanoun».



I residenti di Gaza sono riluttanti a fuggire sotto i bombardamenti


L’esercito israeliano ha anche continuato a lanciare volantini e a telefonare ai residenti di Gaza, esortandoli a evacuare la città e assicurando loro che stanno preparando zone «umanitarie» per gli sfollati nel sud. Il portavoce arabo dell’esercito israeliano, Avichay Adraee, ha pubblicato un avvertimento ai residenti della città di Gaza prima della fase 2 dell’operazione. «L’evacuazione della città di Gaza è inevitabile», ha affermato Adraee. «Tutte le famiglie che si trasferiranno nel sud riceveranno il massimo aiuto umanitario, che è attualmente in fase di preparazione». Il portavoce ha detto che l’esercito israeliano sta installando tende e preparando aree per la distribuzione di aiuti umanitari, la costruzione di condutture idriche e altre infrastrutture. Ma, finora, la maggior parte delle persone che evacuano la città lo fanno solo quando vengono colpite dai bombardamenti, a causa della mancanza di altre opzioni, secondo quanto riferito dai residenti.


«Gli abitanti di al-Zaytoun sono quasi 80.000», ha commentato Basal. «Ne sono rimasti solo circa 20.000. Gli altri hanno dovuto andarsene quando sono stati colpiti dai bombardamenti. Ma tutti si sono trasferiti in altre parti della città di Gaza, principalmente a ovest». «Una persona su mille decide di seguire gli ordini dell’esercito israeliano», ha detto Basal, chiarendo che la maggior parte delle persone non ha i fondi per pagare il trasporto, che costa più di 300 dollari, mentre una tenda ne costa più di 1000. «La gente ha già provato cosa significa essere sfollati nel sud», ha aggiunto Basal. «Sanno che lì non c’è sicurezza. L’esercito israeliano brucia vive le persone all'interno delle loro tende».



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Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, Relazioni della Relatrice speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967, Francesca Albanese, Anatomia di un genocidio (2024) e Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio (2025).


Tareq S. Hajjaj è il corrispondente da Gaza di Mondoweiss e membro dell’Unione degli scrittori palestinesi.



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