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  • Immagine del redattore: Asa Winstanley
    Asa Winstanley
  • 27 ott
  • Tempo di lettura: 16 min

Corbyn permetterà ai sionisti di sabotarlo nuovamente?

Marita Marttio
Marita Marttio

L’attuale genocidio perpetrato da Israele, con la complicità degli Stati Uniti, e dell’Unione Europea contro il popolo palestinese ha cancellato per sempre la volgare definizione di antisemitismo dell’IHRA e ha svelato in modo irreversibile gli scopi coloniali, fascisti e imperialisti che essa e i suoi paladini perseguivano. La sinistra britannica ed europea ne ha preso coscienza. Questo articolo è stato originariamente pubblicato su «The Electronic Intifada» ed è riprodotto qui con il consenso esplicito del suo editore.

«Sono antisionista, lo sono sempre stata» ha affermato la giovane parlamentare inglese.

Ho visto la folla tirare un sospiro di sollievo collettivo ed esplodere in una spontanea ovazione e applaudire Zarah Sultana, 31 anni, ex deputata laburista e ora parlamentare indipendente alla Camera dei Comuni. «Chiunque visiti la Cisgiordania occupata, chiunque abbia visto il genocidio in atto a Gaza», ha continuato, «chiunque capisca cosa sia il colonialismo, si riconoscerà anche antisionista». Il pubblico si era riunito in una affollata Rebel Tent durante il festival musicale Beautiful Days, tenutosi il mese scorso nel Devon, nel sud-ovest dell’Inghilterra. Sultana stava dialogando con il giornalista Matt Kennard, che gli ha chiesto la sua opinione sul sionismo come ideologia. La sua risposta ha elettrizzato il pubblico e scatenato una tempesta nel suo movimento politico nascente. Kennard gli ha anche chiesto del confuso confine tra antisionismo e antisemitismo durante il periodo in cui Jeremy Corbyn era alla guida del Partito Laburista. Sultana non si è trattenuta. «Una delle cose su cui dobbiamo essere sinceri è su alcuni degli errori commessi durante il periodo di Corbyn. E l’adozione della [definizione di antisemitismo] dell’IHRA è stato uno di questi. Confondere antisemitismo e antisionismo è stato un errore».



1.


La definizione di antisemitismo dell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) è un documento anti-palestinese, che affonda le sue radici in un progetto finanziato dall’agenzia di intelligence israeliana Mossad. Per quasi un decennio è stato un’arma nelle mani di Israele e della sua lobby per reprimere e criminalizzare la solidarietà con la Palestina in tutto il mondo. Il Partito Laburista guidato da Corbyn ha adottato il documento, causando un danno enorme tra i suoi sostenitori. Molti di loro sono stati espulsi dal partito su richiesta della lobby israeliana. Alla fine, anche Corbyn è stato espulso, sospeso come deputato laburista nel 2020 e privato della possibilità di poter tornare nel partito. 


Nella sua conversazione con Kennard, Sultana ha implicitamente criticato il team di Corbyn per la sua debolezzza nel difendere il loro progetto politico – e il movimento popolare che lo sosteneva – di fronte a quelle che ha definito «le calunnie diffuse» dai grandi media. «Le cose non sarebbero dovute andare come sono andate», ha sostenuto, «ci sarebbe dovuta essere una forte reazione quando la classe politica, i media [...] hanno attaccato il progetto di Corbyn, ci sarebbe dovuta essere una reazione più decisa». «Dobbiamo imparare la lezione», ha detto senza mezzi termini. «Dobbiamo lottare e non cedere di un millimetro a questi bastardi». Il pubblico è impazzito.



2.


Il corbynismo, il movimento di sinistra che ha portato Corbyn alla guida del Partito Laburista, in difficoltà dalla sua sospensione come deputato laburista nel 2020, ha auspicato un approccio più combattivo. Intervenire al Beautiful Festival sembrava una mossa calcolata da parte di Sultana, che aveva già espresso opinioni simili nell’intervista con Oliver Eagleton, pubblicata lo stesso giorno su «Sidecar», il blog della «New Left Review». «Dobbiamo costruire sui punti di forza del corbynismo, la sua energia, la sua attrattiva nei confronti delle masse e il suo audace programma político, e dobbiamo anche riconoscerne i limiti. Il corbynismo ha capitolato davanti alla definizione di antisemitismo dell’IHRA», ha detto la giovane parlamentare a Eagleton. «Quando è stato attaccato dallo Stato e dai media, il corbynismo avrebbe dovuto contrattaccare, riconoscendo che si trattava dei nostri nemici di classe. Ma, invece, si è spaventato e si è mostrato troppo conciliante, è stato un grave errore [...]. Non si può cedere di un millimetro a queste persone». Ma è stato al Rebel Tent che Sultana si è dichiarata esplicitamente antisionista per la prima volta. Più tardi, quello stesso giorno, ha ripetuto il suo commento su Twitter/X.



3.


In risposta a un giornalista del quotidiano di destra «The Telegraph», Sultana ha scritto: «Le calunnie non funzioneranno questa volta. Lo dico forte e chiaro: sono antisionista. Pubblicatelo». In linea con la sua posizione secondo cui i grandi media britannici sono nemici di classe, Sultana, secondo quanto riportato dal quotidiano, aveva inizialmente rifiutato ogni commento. Insieme ad altri media dell’establishment, «The Telegraph»  ha pubblicato attacchi contro Sultana, compresi quelli provenienti da gruppi di pressione israeliani come il Board of Deputies of British Jews. «Definire il riconoscimento della definizione di antisemitismo dell’IHRA come una “capitolazione” è un grave insulto», ha dichiarato Andrew Gilbert, vicepresidente del Board of Deputies of British Jews, a «The Telegraph».


Your Party?


L’aumento dell’attenzione dei media nazionali nei confronti dell’ormai parlamentare indipendente è dovuto al ruolo svolto da Sultana, insieme a Corbyn, nella creazione di un nuovo partito di sinistra. L’iniziativa è già stata però compromessa da divisioni interne. A luglio, Sultana, sospesa dal Partito Laburista un anno prima, ha rinunciato a essere riammessa nell’attuale partito di governo in Gran Bretagna. Era stata sospesa dopo essersi opposta alle politiche di austerità del primo ministro Keir Starmer. A differenza di altri ribelli, che alla fine sono stati riammessi come deputati laburisti, la sospensione di Sultana è stata mantenuta, a causa del suo aperto sostegno alla Palestina, secondo quanto da lei stessa affermato.



4.


Il 3 luglio, Sultana ha dichiarato di aver lasciato il Partito Laburista per aiutare Corbyn a fondare il nuovo partito della sinistra. È evidente che i negoziati dietro le quinte erano in corso da tempo. «Jeremy Corbyn e io co-dirigeremo la fondazione di un nuovo partito, insieme ad altri parlamentari indipendenti, attivisti e militanti di tutto il paese», ha scritto su Twitter/X. «Unitevi a noi. È giunto il momento». Ma, secondo fonti vicine a Corbyn, l’ex leader laburista non era contento di quello che considerava un lancio prematuro dell’iniziativa da parte di Sultana, né del riferimento a «co-dirigere» qualcosa.



5.


Fughe di notizie e riunioni informative, apparentemente provenienti dalla fazione di Corbyn, sono arrivate alla stampa di destra. «I messaggi di testo mostrano che il team di Corbyn si è opposto al nuovo partito pochi minuti dopo il suo lancio», ha proclamato «The Times» di Londra. Diversi esponenti della sinistra hanno espresso scetticismo sulla notizia, consapevoli dello sforzo che i media stanno compiendo da un decennio per dividere il movimento corbynista. Ma «The Electronic Intifada» ritiene che l’informazione fosse in gran parte corretta. E il giornale ha fornito le prove: screenshot di un gruppo WhatsApp di influenti attivisti di sinistra ed ex collaboratori di Corbyn, che avevano lavorato in segreto per creare il nuovo partito all’interno di una piccola organizzazione chiamata Collective. Altri esponenti della sinistra appartenenti a un secondo gruppo informale vicino a Corbyn e al suo team, chiamato Organizing Committe, avevano proposto una co-leadership con Sultana, che avrebbe dato vita alla prossima generazione di leader. Alle prossime elezioni generali, che si terranno nel Regno Unito probabilmente nel 2029, Corbyn avrà 80 anni. Sultana ne avrà 35. I suoi sostenitori sostengono che lei rappresenterebbe per la sinistra un nuovo inizio.



Indecisione


Alcuni militanti e gruppi di sinistra vorrebbero anche che Corbyn scegliesse un successore a causa dei dubbi sul suo stile di leadership, o meglio sulla sua mancanza. Noto per la sua indecisione, Corbyn spesso tende ad evitare il confronto pubblico e preferisce agire attraverso intermediari e assistenti. Frequentemente si nasconde invece di assumere una posizione controversa. Questa settimana ho chiesto a Corbyn un’intervista per il Podcast di «The Electronic Intifada» per discutere di quelle che, secondo lui, dovrebbero essere le politiche del nuovo partito nei confronti della Palestina e di quale dovrebbe essere il modo migliore per combattere le calunnie antisemite. Corbyn ha letto diversi messaggi WhatsApp sull’argomento, ma non ha risposto all’invito. Ho inviato un terzo invito al suo responsabile della comunicazione, Oly Durose, che ha risposto che «Jeremy non è disponibile a concedere interviste in questo momento». Non ha fornito alcuna motivazione né proposto date alternative. Sembra che non sia mai il momento giusto. Corbyn ha concesso la sua ultima intervista a «The Electronic Intifada»  nell’estate del 2015, quando si è candidato per la prima volta alla presidenza del Partito Laburista. Tuttavia, dopo la sua vittoria, è arrivato un nuovo team di addetti stampa. Molti dei vecchi sostenitori di Corbyn mi hanno detto di essere stati frustrati per i cinque anni di evasività sulla creazione o meno di un nuovo partito, affermando che avrebbe potuto crearlo quando è stato espulso per la prima volta come deputato laburista nel 2020, il che gli avrebbe probabilmente permesso di conquistare diversi seggi nelle elezioni del 2024.



6.


Corbyn si è mostrato riluttante a rompere definitivamente con il Partito Laburista o a guidare un nuovo partito in prima persona. Ma non sembra nemmeno volere che qualcun altro lo faccia. Durante le trattative segrete, Collective, che di fatto è la fazione di Corbyn, si è opposta in generale a una leadership congiunta con Sultana. Poco dopo che Sultana ha annunciato che avrebbe «co-guidato» la nuova iniziativa con Corbyn, la potente ex capo di gabinetto dell’ex segretario, Karie Murphy, ha epurato il gruppo WhatsApp di Collective. Tra gli eliminati c’erano l’attivista contro la guerra ed ex leader del partito Respect, Salma Yaqoob, e Andrew Feinstein, ex deputato sudafricano e candidato indipendente, che si è candidato contro Keir Starmer nella sua stessa circoscrizione alle elezioni generali britanniche dello scorso anno. Entrambi sono considerati sostenitori della co-direzione come forma organizzativa del nuovo partito. Secondo «The Times», Corbyn «si è infuriato per il post di Sultana» in cui annunciava il nuovo partito e le ha chiesto senza successo di cancellarlo. Ne è seguito un silenzio imbarazzante.


Per diverse settimane, il team di Corbyn ha fatto finta che Sultana non avesse mai fatto la sua importante dichiarazione. A parte un post ambiguo in cui si congratulava con Sultana per aver lasciato il Partito Laburista e affermava «un vero cambiamento è alle porte», Corbyn non ha detto nulla al riguardo in pubblico e non ha mai confermato la creazione di un nuovo partito. Tre settimane dopo l’annuncio della giovane deputata, Corbyn ha ceduto. Si è unito all’iniziativa di Sultana e ha pubblicato una dichiarazione congiunta con lei in cui annunciava il progetto Your Party.



7.


Your Party è l’iniziativa per la creazione del nuovo partito, il cui nome sarà scelto in occasione di una conferenza fondativa che si terrà in autunno, probabilmente a novembre. Non è chiaro chi sia responsabile dell’organizzazione della conferenza. Max Shanly, un ex organizzatore giovanile di sinistra del Partito Laburista (che è stato personalmente oggetto di diffamazioni  per «antisemitismo» durante il periodo di Corbyn) ha avvertito di «una sorta di colpo di stato nel gruppo di lavoro responsabile della conferenza fondativa di Your Party».



8.


Il lancio di un link a un modulo online, che chiedeva ai sostenitori di inviare i loro nomi, indirizzi e-mail e codici postali per rimanere aggiornati sui preparativi della conferenza, ha ottenuto una risposta massiccia, come dimostra il fatto che Your Party conta già più di 800.000 registrazioni verificate via e-mail. Resta da vedere quanti di questi sostenitori aderiranno effettivamente al partito, ma anche se solo la metà lo facesse, sarebbe il più grande partito politico della Gran Bretagna. E anche prima che il partito venga lanciato ufficialmente, ci sono segnali incoraggianti per i suoi sostenitori. Un recente sondaggio ha rivelato che un elettore laburista su tre nel 2024 prenderebbe in considerazione la possibilità di votare per un partito guidato da Corbyn-Sultana.


Calunnie antisemite


Molti sostenitori di Corbyn sono frustrati dal suo rifiuto di difendersi dalle calunnie di «antisemitismo di sinistra», che hanno distrutto la sua leadership alla guida del Partito Laburista tra il 2015 e il 2020. Come riportato per anni da «The Electronic Intifada» e come ho documentato nel mio libro Weaponising Anti-Semitism: How the Israel Lobby Brought Down Jeremy Corbyn (2023), Corbyn e il suo team, invece di combattere le diffamazioni , hanno spesso fatto concessioni a questa campagna diffamatoria. In pratica, molti dei sostenitori più fedeli di Corbyn sono stati epurati dal Partito Laburista, comprese figure di alto profilo come Ken Livingstone, Jackie Walker e Chris Williamson. Questo, in ultima analisi, ha giocato un ruolo importante nella caduta di Corbyn come leader laburista. Feinstein è stato inflessibile nel sostenere che il nuovo partito non deve commettere lo stesso errore. Egli afferma che «è incredibilmente importante per noi, che partecipiamo al nuovo partito emergente, contrastare qualsiasi tentativo di utilizzare l’antisemitismo come arma, denunciandolo per quello che è: una tattica vergognosa di persone con posizioni politiche di destra e di estrema destra». 



9.


Nel 2023 Feinstein ha parlato alla presentazione del mio libro. Lo ha definito «una denuncia dettagliata, accurata e incredibilmente importante di come l’establishment e i suoi media siano capaci di mentire e diffamare », affermando: «Credo sinceramente che, se Nelson Mandela fosse vivo oggi e fosse membro del Partito Laburista di Keir Starmer, verrebbe espulso per le sue opinioni su Israele e sulla lotta al razzismo».



10.


I commenti di Sultana al Rebel Tent del Beautiful Festival hanno elettrizzato il pubblico, proprio perché il movimento di massa che si era formato attorno a Corbyn nel 2015 si era disperso, senza una direzione e senza una casa politica negli ultimi cinque anni. Alcuni critici di Corbyn appartenenti alla sinistra sostengono che egli abbia sprecato questi anni nella vana speranza di essere riammesso nel Partito Laburista. Cosa che non aveva alcuna possibilità di realizzarsi sotto la guida di Starmer, il quale durante la campagna per la leadership del Partito Laburista nel 2020 aveva dichiarati di essere un sostenitore del «sionismo senza riserve», oltre ad aver goduto del sostegno finanziario di lobbisti filoisraeliani come Trevor Chinn e Gary Lubner (quest’ultimo ha anche beneficiato dell’apartheid sudafricano). 


Corbyn ha aspettato fino all’ultimo minuto per annunciare la sua candidatura indipendente nel maggio 2024, presentandosi alla rielezione per il suo seggio parlamentare contro il candidato laburista. Ha esitato per un altro anno sulla creazione di un nuovo partito, nonostante i segnali incoraggianti delle elezioni generali del 2024, che indicavano che molti elettori volevano un’alternativa di sinistra e filopalestinese. Feinstein è arrivato secondo nella circoscrizione di Starmer, e altri quattro nuovi candidati indipendenti (oltre a Corbyn) hanno ribaltato le maggioranze laburiste, conquistando seggi con programmi che invocavano la fine della partecipazione britannica al genocidio di Gaza. Molti altri hanno conseguito buoni risultati. Tuttavia, se il chiaro antisionismo di Sultana ha deliziato i potenziali nuovi attivisti del partito, lo stesso Corbyn non si è mostrato altrettanto contento. In un’intervista con «Middle East Eye», l’intervistatore, Imran Mulla, ha chiesto a Corbyn cosa ne pensasse delle critiche di Sultana.



11.


«Penso che non fosse davvero necessario che lei tirasse fuori tutto questo nell’intervista, ma è quello che Sultana ha deciso di fare», ha risposto. Ha poi tergiversato, giustificando le sue concessioni e dicendo di essere stato sottoposto «a forti pressioni per adottare la definizione dell’IHRA» da parte di alcuni dei suoi più stretti collaboratori e che «fu fatto in modo corretto». Non ha commentato le sue opinioni sul sionismo. In un articolo pubblicato nel 2018 « The Guardian», Corbyn aveva affermato che esistevano sionisti «onorevoli» e che era «errato» descrivere il sionismo come una forma di razzismo. Secondo le informazioni disponibili, l’articolo era stato scritto dall’influente consigliere di Corbyn, James Schneider, che sembra avesse promosso gran parte dell’approccio disastroso dell’ex leader sulla questione. Dopo la pubblicazione dell’articolo, l’ex autore dei discorsi di Corbyn, Alex Nunns, ha contattato «The Electronic Intifada» per negare che Schneider avesse scritto la bozza iniziale dell’articolo, affermando invece che Schneider aveva solo dato «minimi suggerimenti editoriali» alla bozza.


Corbyn è stato oggetto di critiche su Internet da parte di alcuni dei suoi stessi sostenitori per la sua apparente debolezza su questo tema e per non aver difeso Sultana quando la lobby israeliana l’ha attaccata per «antisemitismo». E non solo su Internet. In una manifestazione tenutasi a Londra la scorsa settimana, una nota attivista palestinese e sostenitrice di Your Party ha chiesto a Corbyn la sua opinione sul sionismo. In un incontro, poi diventato virale in rete, Anika Zahir (nota come Ani Says ai suoi 126.000 follower sui social media) ha chiesto a Corbyn: «Si dichiarerà antisionista, come Zarah Sultana?».



12.


Corbyn ha mostrato chiaramente il suo disappunto. Ha eluso la questione e ha risposto che era lì «per parlare a favore del popolo palestinese [...]. Mi dispiace, ma questo è il motivo per cui sono qui oggi. Grazie mille». Si è alzato e se n’è andato. Anche il suo responsabile della comunicazione, Oly Durose, ha cercato di zittire Zahir, dicendo che «non avrebbero concesso altre interviste». Corbyn ha persino chiesto con rabbia a Zahir di «spegnere la telecamera, per favore», cosa che lei ha fatto. La scena – la  maggior parte è stata pubblicata per la prima volta su Internet dal ricercatore antisionista David Miller

 – ha scatenato polemiche su X. Alcuni sostenitori di Corbyn hanno affermato che era ingiusto, dati i suoi anni di lavoro a favore della solidarietà con la Palestina, mentre i critici hanno affermato che avrebbe dovuto essere in grado di rispondere a una semplice domanda.


Tra i difensori di Corbyn c’era il deputato indipendente (e sostenitore di Your Party) Adnan Hussein, che paradossalmente ha accusato Zahir di praticare la «caccia alle streghe». Il giorno dopo, sembrava aver rilanciato la sfida, accusandola esplicitamente di «azioni estremamente malvagie contro un uomo buono». Zahir ha risposto sui social media che le reazioni negative che stava affrontando includevano commenti islamofobi. Un utente di X ha persino affermato falsamente che fosse la moglie di David Miller.


«Lui non è un dio»


In una dichiarazione rilasciata a «The Electronic Intifada», Zahir ha affermato di aver sostenuto Corbyn per anni e di essersi persino impegnata a sostenerlo votando per corrispondenza alle elezioni generali del 2017, nonostante all’epoca vivesse all’estero. Ha detto di seguire il suo attivismo a favore della Palestina dal 2010. «Sono un’espatriata in un Paese completamente diverso, dove sono isolata dalla politica britannica, ma non appena ho sentito parlare di Jeremy Corbyn, mi sono precipitata a compilare i moduli e a votare», ha affermato. Tuttavia, ha detto che l’incontro della settimana scorsa l’aveva lasciata delusa: «Mi sento come se fossi appena uscita da una setta». Zahir ha commentato che trascorreva tutto il suo tempo libero con attivisti «apertamente antisionisti che vedeva lavorare senza sosta». «Non è una questione personale, volevo semplicemente sapere quale sarebbe stata la posizione del nuovo partito rispetto al sionismo», ha detto la giornalista a «The Electronic Intifada». Secondo Zahir, è stato un errore mettere Corbyn su un piedistallo e affidarsi ad altri politici per rispondere alle domande poste dagli attivisti. «Ho fatto a un politico una domanda fondamentale», ha detto. «Improvvisamente, non pretendiamo più responsabilità. Non è così che falliscono le rivoluzioni? Da quando non chiediamo più ai leader di assumersi le loro responsabilità? Tutti gli esseri umani possono sbagliare». «Lui non è un dio», ha aggiunto Zahir.


Il gruppo di Corbyn


Oly Durose, attuale responsabile della comunicazione del team di Corbyn, è un ex candidato parlamentare laburista, sostenuto nel 2019 da David Lammy, attuale ministro degli Esteri britannico. Durose non è affatto l’unico reduce del Partito Laburista che continua a essere vicino a Corbyn. James Schneider, lo stratega che, secondo le informazioni disponibili, ha scritto l’articolo del «Guardian» del 2018 in cui affermava che era «errato» definire il sionismo come razzismo, è un altro. Da quanto ne sappiamo, Schneider è stato scelto per partecipare all’organizzazione della conferenza fondativa del nuovo partito. Si dice che faccia parte di quel comitato anche Karie Murphy, la persona che, come abbiamo detto, ha espulso Feinstein e altri membri dal gruppo WhatsApp di Collective. Schneider, d’altra parte, è stato messo in discussione da alcuni attivisti per l’esistenza di un possibile conflitto di interessi legato al fatto che sua moglie, Sophie Nazemi, è la direttrice della comunicazione del Partito Laburista.


Da parte sua, anche il passato di Murphy in materia di diffamazioni antisemite non è proprio brillante. Come ho dimostrato in Weaponising Anti-Semitism: How the Israel Lobby Brought Down Jeremy Corbyn, Murphy (come Corbyn) si è opposta a «parte» della definizione dell’IHRA (gli infami «esempi», realmente diffamatori, che consideravano «antisemitismo» l’affermazione che Israele è uno Stato razzista). Per un certo periodo, Murphy ha sostenuto Chris Williamson, l’ex deputato di sinistra che ha fedelmente appoggiato Corbyn, ma che è stato sacrificato prima delle elezioni del 2019.


«Ritirata totale»


Chris Williamson, dal canto suo, ha scritto nel suo libro Ten Years Hard Labour (2022) che Murphy è entrata in «modalità ritiro totale», insieme al resto della squadra di Corbyn, e alla fine non si è opposta al piano di «indagare su di lui» e sospenderlo per la sua affermazione del tutto corretta secondo cui il Partito Laburista sotto la guida di Corbyn aveva ceduto su questa questione. L’anno successivo, Murphy si è vantata pubblicamente di quanti «antisemiti» aveva contribuito a espellere dal Partito Laburista. Quali erano i suoi esempi di tale «antisemitismo»? Jackie Walker e Ken Livingstone, entrambi sospesi per aver fatto dichiarazioni antisioniste. Se Corbyn vuole davvero unire il suo movimento dietro un nuovo partito, deve ammettere gli errori commessi in passato. Non combattere le calunnie antisemite rivolte contro di lui e i suoi sostenitori ha avuto effetti disastrosi per il movimento di sinistra. Ciò accadrà di nuovo, se Corbyn e il suo team non cambieranno atteggiamento. Le ripetute concessioni e i cambiamenti di posizione di Corbyn sulla questione dell’antisemitismo e dell’antisionismo lo hanno fatto apparire come un leader debole agli occhi degli elettori, non solo degli attivisti. Un sondaggio affidabile condotto dopo le elezioni generali del 2019 ha rivelato che molti elettori pensavano che «Jeremy Corbyn non fosse un leader attraente» e che le divisioni all’interno del Partito Laburista alimentavano questa percezione.


«Non ci hanno difeso»


Le sospensioni dal partito, le indagini, le inchieste interne, i rapporti, le cacce alle streghe sui media e le espulsioni hanno tristemente diviso e demoralizzato il movimento attivista. Quando ho fatto il tour nazionale per presentare il mio libro tra il 2023 e il 2025, sono rimasto sorpreso dalla delusione e persino dalla rabbia che alcuni membri della base provavano nei confronti di Corbyn. Si trattava di persone comuni provenienti dai sindacati locali, da gruppi di solidarietà con la Palestina e da organizzazioni locali, che avevano lavorato duramente per Corbyn nella speranza di cambiare il Paese in meglio. «Non possiamo lasciare che Corbyn e [il suo stretto alleato John] McDonnell la facciano franca», è stato il verdetto di un attivista di Liverpool. «Non ci hanno difeso. Non hanno difeso loro stessi e dobbiamo cercare altrove». Molti attivisti sostenitori di Corbyn sono stati espulsi dalle sezioni locali del Partito Laburista con il pretesto dell’antisemitismo, anche sotto la guida della stessa general secretary di Corbyn, Jennie Formby. Questi militanti sono rimasti completamente delusi dall’incapacità dimostrata dall’ex leader di contrattaccare. È probabile che queste opinioni siano molto più diffuse di quanto Corbyn stesso creda, quindi non sorprende che l’approccio più combattivo di Sultana stia riscuotendo consenso.



13.


Il comportamento compiacente di Corbyn nei confronti della lobby israeliana all’interno del Partito Laburista non solo ha demoralizzato gli attivisti, ma non ha nemmeno aiutato a vincere le elezioni. Il sionismo è un’ideologia massimalista, che non accetta nulla di meno che una lealtà completa e assoluta. Il rappresentante dell’ambasciata israeliana e il Jewish Labour Movement, (che era stato oggetto di lusinghe e approcci amichevoli da parte di Corbyn) hanno svolto un ruolo chiave nell’espulsione di Corbyn dal Partito Laburista. I gruppi filoisraeliani lo hanno sabotato e diffamato fino alla fine. Loro e i loro alleati lo rifaranno sicuramente, se diventerà leader del nuovo partito. Tuttavia, non vi sono indicazioni che l’ex leader laburista sia disposto a iniziare a combattere il sionismo e le diffamazioni antisemite utilizzate come arma contro di lui e il suo movimento. Se Corbyn, che continua a godere di grande affetto e rispetto per la sua solidarietà con la Palestina, non è in grado di offrire una leadership più risoluta, forse non dovrebbe intralciare il cammino di coloro che possono farlo.


Testi consigliati


Daniel Finn, Contracorrientes: Corbyn, el Partido Laborista y la crisis del Brexit (Controcorrenti: Corbyn, il Partito Laburista e la crisi della Brexit), «New Left Review» 118 settembre-ottobre 2019, e El mismo filo de la navaja: Starmer contra la izquierda (Lo stesso filo del rasoio: Starmer contro la sinistra), Torturar la evidencia, lawfare y mediafare en Reino Unido (Torturare le prove, lawfare e mediafare nel Regno Unito) tutti pubblicati su «El Salto» 19 luglio 2024 e 31 luglio 2023 


Asa Winstanley è redattore associato di «The Electronic Intifada». Autore di Weaponising Anti-Semitism: How the Israel Lobby Brought Down Jeremy Corbyn (2023).


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