konnektor
- Oliver Eagleton
- 6 ott
- Tempo di lettura: 21 min
L’alternativa. Costruire il partito della sinistra nel Regno Unito: intervista a Zarah Sultana (3)

Franco Panella
Il declino e la corruzione del Partito Laburista guidato da Starmer e la virulenza della crisi politica rendono urgente la creazione di un partito di sinistra nel Regno Unito. Zarah Sultana, deputata ed ex militante del Partito Laburista, spiega i fondamenti e le condizioni di possibilità di questo nuovo partito di sinistra in fase di costituzione.
Zarah Sultana è una delle leader socialiste più in vista della Gran Bretagna. Nata a Birmingham nel 1993, ha iniziato la sua attività politica nel movimento studentesco e in seguito si è unita al movimento scatenato dall'ascesa del corbynismo: ha fatto parte dell'esecutivo nazionale dello Young Labour, ha lavorato come organizzatrice comunitaria per il partito e infine si è candidata alle elezioni parlamentari, dove ora rappresenta Coventry South. La sua elezione ha coinciso con l'ingresso di Keir Starmer alla guida del Partito Laburista, che Sultana ha duramente criticato per la sua visione reazionaria e il suo meschino autoritarismo. Nell'ultimo anno, il suo profilo ha acquisito grande notorietà grazie alla sua netta opposizione alla complicità del governo Starmer nel genocidio di Gaza. Il suo dissenso le è valso la sospensione dal gruppo parlamentare laburista e da allora è diventata una paladina dell'alternativa di sinistra in fase embrionale, diventando una delle figure più giovani e popolari che partecipano alla sua formazione. Sultana ha proposto di co-dirigere il nuovo partito insieme a Corbyn e fa parte di un gruppo che lavora alla conferenza fondativa dello stesso, che si terrà questo autunno.
Per la terza puntata di questa serie ideata da «Sidecar», e pubblicata anche da «Diario Red», Oliver Eagleton ha parlato con Sultana del nuovo partito di sinistra, affrontando in questa intervista diversi temi ad esso correlati: perché è necessario questo nuovo partito, che tipo di strutture democratiche dovrebbe avere, quali dovrebbero essere i suoi obiettivi parlamentari ed extraparlamentari, come dovrebbe rispondere all'estrema destra, quali sono gli argomenti a favore della direzione congiunta del partito e come dovrebbe essere organizzata la sua conferenza fondativa.
Questo testo è apparso su «Sidecar», il blog della «New Left Review», rivista bimestrale pubblicata a Madrid dall'«Istituto Repubblica & Democrazia» di Podemos e da «Traficantes de Sueños», ed è qui pubblicato con l'espresso consenso del suo editore.
Oliver Eagleton: Cominciamo dalla tua carriera politica e dal tuo rapporto con il Partito Laburista. Come si sono evoluti nel tempo? Cosa ti ha spinto a decidere di lasciarlo all'inizio di quest'anno? Pensi che altri membri della cosiddetta "sinistra laburista" seguiranno il tuo esempio e lasceranno il Partito Laburista?
Zarah Sultana: La mia formazione politica è nata a partire dalla guerra al terrorismo e dalle conseguenze della crisi finanziaria del 2008. La prima volta che mi sono interessata alla politica parlamentare è stato quando il governo di coalizione di David Cameron (Partito Conservatore) e Nick Clegg (Liberaldemocratici) ha lanciato un attacco diretto contro la mia generazione nel 2012, triplicando le tasse universitarie; io facevo parte della prima classe che ha dovuto pagare 9000 sterline all'anno per accedere all'istruzione superiore. Ho deciso di iscrivermi al Partito Laburista a 17 anni, perché all'epoca sembrava che nessun altro partito potesse fungere da veicolo di cambiamento. Non ho mai pensato che fosse perfetto. La mia sezione locale nelle West Midlands era controllata da uomini anziani, che non volevano che i giovani, e ancor meno le giovani donne di sinistra, fossero coinvolti nell'attività del partito. Quando sono andata a studiare a Birmingham nel 2012, i club e le associazioni laburiste non facevano altro che organizzare conferenze di deputati di destra, quindi ho dovuto cercare altri canali di espressione politica.
Durante la mia prima settimana all'università, mio padre ed io ci siamo uniti a una delegazione di consiglieri comunali e attivisti laburisti in viaggio verso la Cisgiordania occupata, e quel viaggio ha cambiato il modo in cui vedevo me stessa. Non mi ero mai considerata privilegiata prima, ma mi sono resa conto che, per il semplice fatto di essere nata dove sono nata e di avere il passaporto che ho, le autorità israeliane mi trattavano in modo diverso. Durante il viaggio nei territori occupati ho visto come le forze israeliane molestavano e maltrattavano i palestinesi e poi si comportavano con me come se fossi un essere umano normale. Sono andata a Hebron e ho visto le strade riservate agli ebrei, le comunità che subivano attacchi quotidiani da parte dei coloni e dei soldati. Tutto questo era difficile da comprendere, ma era ancora più sconcertante che noi, il nostro Paese, la nostra società, permettessimo che ciò accadesse. Questo ha risvegliato in me un approccio nettamente internazionalista: una profonda opposizione al potere imperiale, all'apartheid, al colonialismo e all'occupazione militare.
Poi, quando mi sono impegnata nella National Union of Students, mi sono resa conto che non ero l'unica a pensarla così. È un momento davvero magico, quando scopri di non essere sola nelle tue idee politiche. Ho iniziato a fare campagna su temi come l'istruzione gratuita, le borse di studio, l'antirazzismo, l'alloggio, il boicottaggio, le campagne BDS (boicottaggio, disinvestimento, sanzioni). Tuttavia, è stato solo dopo la laurea che mi sono resa conto di quanto fosse inefficace il nostro contratto sociale. Ho faticato molto a trovare lavoro. Andavo all'ufficio di collocamento, controllavo il mio curriculum e mi chiedevo perché, nonostante la mia laurea e la mia esperienza, non avessi un posto in questa economia. E, naturalmente, avevo anche un debito di 50.000 sterline.
Quando Jeremy ha vinto le elezioni alla presidenza del Partito Laburista nel 2015, la prima cosa che ho pensato è stata: «Mio Dio, finalmente un'operazione politica nazionale che non odia i giovani!». Così ho dedicato tutte le mie energie alla sezione giovanile del partito. Avevo già visto Jeremy parlare dei temi che mi stavano più a cuore durante proteste, eventi e picchetti, il che naturalmente mi ha fatto sentire il Partito Laburista come un luogo a cui appartenevo. Jeremy ha creato la Community Organising Unit (COU) con l'obiettivo di sviluppare un tipo di politica diversa, radicata nelle preoccupazioni concrete della gente, e io ho iniziato a lavorarci, il che mi ha permesso di iniziare a svolgere attività organizzativa nella mia regione natale: zone come Halesowen, Wolverhampton e Stourbridge, che avevano votato all'unanimità a favore della Brexit. Abbiamo fatto campagna su temi locali, tenuto corsi di formazione, identificato leader e costruito potere nella comunità. Da lì, ho avuto l'opportunità di candidarmi alle elezioni europee e poi alle elezioni nazionali del 2019, ed è così che sono diventata deputata.
Ma oggi abbiamo un Partito Laburista molto diverso: un partito che applica l'austerità, indebolisce i progetti di legge sui diritti dei lavoratori e sostiene attivamente il genocidio. Ho passato mesi a fare pressione sul governo di Starmer affinché prendesse in considerazione politiche popolari come le tasse ai super ricchi, la nazionalizzazione dei servizi pubblici e la gratuità universale dei pasti scolastici. Ho anche combattuto alcuni dei suoi peggiori eccessi, come il mantenimento del limite di due figli per ricevere i sussidi sociali introdotto dal governo conservatore di Theresa May nel 2017, il taglio dei sussidi per il riscaldamento invernale e delle indennità di invalidità approvato dal governo Starmer, oltre alla vendita di armi alla macchina bellica israeliana. Di conseguenza, sono stata una delle deputate sospese dal gruppo parlamentare laburista lo scorso anno. L'ultima volta che ho parlato con il capogruppo parlamentare, ha insinuato che non sarei mai stata riammessa, perché avevo criticato la sua complicità nei crimini di guerra di Israele. Ma, contrariamente ad alcune false informazioni che sono circolate, non sono mai stata espulsa dal gruppo parlamentare; avevano intenzione di tenermi in un limbo permanente. Ho tenuto duro. Ho detto al capogruppo parlamentare che il genocidio perpetrato in Palestina era una prova del fuoco, non solo per me, ma per milioni di persone in tutto il Paese, e che era molto più importante per me della mia carriera politica.
Quindi lasciare il partito era da tempo una questione di quando, non di se lo avrei fatto davvero. Ma per me era importante andarmene di mia spontanea volontà e alle mie condizioni, perché altrimenti si concede alla leadership del partito la capacità di controllare la narrativa. Ho deciso di farlo in una settimana significativa, quando il governo ha deciso di attaccare le prestazioni di invalidità e di dichiarare illegale Palestine Action. Non potrebbe esserci un riflesso più chiaro di dove è finito il Partito Laburista. Questo è un partito che vuole imporre tagli ad alcune delle persone più emarginate della nostra società per compiacere gli investitori. Questo è un partito che, per la prima volta nella storia britannica, sta criminalizzando un gruppo di attivisti non violenti, utilizzando gli elementi più repressivi dello Stato per proteggere i margini di profitto dei produttori di armi. Se queste non sono linee rosse per te, allora, francamente, non ne hai nessuna.
Il Partito Laburista è morto. Ha distrutto i suoi principi e la sua popolarità. Alcuni deputati laburisti, che si considerano di sinistra, continuano ad aggrapparsi al suo cadavere. Dicono che, se rimangono, potranno conservare la loro influenza politica. La mia risposta è semplice: non siete stati in grado di fermare i tagli alle persone con disabilità, non siete stati in grado di fermare il flusso di armi verso uno Stato genocida e organizzato attorno a un regime di apartheid, quindi dov'è questa influenza di cui parlate? Non ha senso restare ad aspettare un cambio di leadership mentre la gente muore, non solo a Gaza, ma anche in questo Paese per questioni legate alla povertà. È ora di andarsene, di costruire qualcosa di nuovo e di invitare tutti a unirsi.
Oliver Eagleton: Per molte persone della nostra generazione, il corbynismo ha stabilito un paradigma per la politica radicale. Tuttavia, considerando il divario storico esistente tra il 2015 e il 2025, come dovremmo adattarlo al presente?
Zarah Sultana: Credo che ci troviamo in un momento politico molto diverso. Dobbiamo sfruttare i punti di forza del corbynismo – la sua energia, il suo fascino nei confronti delle masse e il suo audace programma politico – ma dobbiamo anche riconoscerne i limiti. Il corbynismo ha ceduto alla definizione di antisemitismo dell'International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), che, come è noto, lo equipara all'antisionismo e che è stata persino criticata pubblicamente dal suo principale autore, Kenneth Stern, e si è mostrato ambiguo e contraddittorio riguardo alla Brexit, allontanando così un gran numero di elettori. Ha anche abbandonato la pratica di sottoporre al voto dei membri del partito la nomina di tutti i potenziali candidati alle elezioni, in favore del cosiddetto “trigger ballott”, ovvero una votazione che decide se il candidato possa presentarsi direttamente o debba essere sottoposto al giudizio dei membri del partito, il che ha contribuito a mantenere molte delle strutture antidemocratiche esistenti nel Partito Laburista. Non ha fatto uno sforzo reale per incanalare il suo gran numero di affiliati verso il movimento operaio o i sindacati degli inquilini, sforzo che avrebbe arricchito la base sociale del partito. Quando è stato attaccato dallo Stato e dai media, il corbynismo avrebbe dovuto contrattaccare, dato che si trattava dei nostri nemici di classe. Ma invece si è spaventato e si è mostrato troppo conciliante, il che è stato un grave errore. Se vogliamo contendere il potere allo Stato, dobbiamo essere pronti ad affrontare una forte reazione e avere la resilienza istituzionale necessaria per resistere. Non si può cedere di un millimetro a queste persone.
Tra il 2015 e il 2019 ho avuto amici e colleghi che lavoravano ai vertici del Partito Laburista e loro possono dirvi che, in parte, era un ambiente di lavoro molto disfunzionale, caratterizzato da tossicità e intimidazioni, non da parte di Jeremy, ma da parte di alcune persone del suo entourage. Il potere era troppo centralizzato. Questo non è ciò di cui abbiamo bisogno per questo progetto emergente. Ora abbiamo una generazione più giovane molto politicizzata a causa delle politiche disastrose dell'establishment in materia di alloggi, istruzione, occupazione e guerra. Chiederanno un posto al tavolo e la possibilità di esercitare un potere reale, e a ragione. La mia visione per il nuovo partito si basa su questo tipo di partecipazione attiva, perché è così che io stessa ho iniziato a fare politica: non attraverso la via tradizionale della candidatura come consigliera comunale, ma attraverso i movimenti sociali. Tutti devono sentirsi coinvolti e l'organizzazione deve essere rappresentativa della società in generale. Ciò significa anche che non possiamo attenuare il nostro antirazzismo. Alcuni vorrebbero che ci concentrassimo esclusivamente sulle "questioni economiche", ma se la politica di classe viene separata dalla politica razziale, è destinata al fallimento, perché quando i nostri vicini sono contemporaneamente oggetto di sfratti e deportazioni, la lotta è la stessa.
Oliver Eagleton: Hai ragione nel dire che qualsiasi progetto di sinistra che tracci una linea divisoria illusoria tra razza e classe finirà per dividere la sua base, degenerando al contempo politicamente. Ma vorrei anche chiederti quale dovrebbe essere la posizione del partito nei confronti di Reform UK. Alcuni dei suoi messaggi finora hanno sottolineato la necessità di fermare l'estrema destra e sconfiggere Nigel Farage. Credo che siamo tutti d'accordo sul fatto che ciò sia necessario. Ma non c'è il pericolo che, presentandosi principalmente come un partito antifascista, si distolga l'attenzione dal governo come nostro principale avversario o, addirittura, si legittimi il Partito Laburista come parte di una sorta di fronte popolare?
Zarah Sultana: Non credo che si debba scegliere tra concentrarsi su Reform UK o sul Partito Laburista. Possiamo opporci a Farage e spiegare cosa farebbe al Paese, e possiamo anche attaccare il governo per aver agito come una versione annacquata di Reform UK. Ricordiamoci di cosa diceva Ambalaner Sivanandan: «Ciò che dice Enoch Powell oggi, lo dice il Partito Conservatore domani e lo legifera il Partito Laburista il giorno dopo». Se non sfidiamo questa politica powellista ovunque essa appaia, danneggeremo le persone che vogliamo rappresentare. È vero che non possiamo trattare l'ascesa del nazionalismo razzista come una semplice questione morale; dobbiamo affrontarne le cause strutturali: il modo in cui si nutre della rabbia e della disperazione in zone che sono state devastate dal sistema inglese, il cosiddetto Westminster consensus. Ma la destra non ha il monopolio di questa rabbia. Anch'io sono arrabbiata. Dovremmo essere tutti arrabbiati, quando pensiamo a ciò che è successo a queste comunità della classe operaia, e dovremmo sfruttare questi sentimenti per avanzare un'argomentazione molto chiara: il problema non è la manodopera migrante, ma i proprietari immobiliari sfruttatori, le avide compagnie energetiche e i servizi privatizzati. Non dobbiamo essere paternalisti con le persone e dire loro che le loro frustrazioni sono sbagliate, né dobbiamo essere compiacenti con alcun tipo di nazionalismo. Possiamo avere fiducia nella nostra politica e comunicarla attraverso campagne locali e conversazioni persuasive.
Si tratta di un processo lungo, che richiede mesi e persino anni, soprattutto in luoghi dove questi argomenti non sono familiari alla maggior parte delle persone. Ma ci sono modi per farli arrivare. Uno è parlare del tipo di società che vogliamo davvero e descriverla in dettaglio, invece di limitarci a lanciare slogan. Quali sono i nostri obiettivi a lungo termine? Più tempo con i nostri cari, più spazi verdi, centri di istruzione infantile universali, trasporti pubblici gratuiti, non preoccuparci delle bollette. Queste sono cose di cui Farage e Starmer non parlano, il che ci permette di contrapporre la nostra visione positiva alla loro, totalmente negativa. E poi sorge sempre la domanda: come pagheremo tutto questo? Beh, possiamo porre fine alla spesa militare eccessiva; possiamo tassare le compagnie petrolifere e del gas; possiamo invertire il passaggio della sanità dal settore pubblico a quello privato, che ha subito un'accelerazione dal Covid-19. Dobbiamo impegnarci a finanziare il trasporto pubblico gratuito invece di finanziare guerre infinite. Queste sono politiche che hanno senso per la gente. Dobbiamo difenderle con la stessa aggressività con cui la destra difende le proprie.
Oliver Eagleton: Questa è una buona descrizione dell'orizzonte a lungo termine. Quali sono gli obiettivi a breve termine del progetto?
Zarah Sultana: Siamo ancora in una fase embrionale, ma abbiamo già più di 700.000 persone che hanno mostrato interesse, quindi il nostro lavoro in questo momento deve concentrarsi sull'attivazione della nostra base e sull'articolazione di chi siamo, che è, tra l'altro, il motivo per cui credo che dovremmo chiamarci “The Left”, perché è un'espressione senza complessi di ciò che difendiamo. Allo stesso tempo, abbiamo bisogno di reclutare persone in tutto il paese, in zone che non hanno lo stesso livello di attività politica di Londra. Abbiamo riscontrato un grande interesse nel nord-ovest e nel nord-est, il che è molto emozionante, e naturalmente mi piacerebbe che più persone si impegnassero nelle West Midlands. La mia opinione è che dovrebbe esserci un alto grado di autonomia anche per la Scozia e il Galles. Da quando abbiamo annunciato la creazione del partito, sono sorti molti gruppi locali non ufficiali, ma formalizzeremo le nostre strutture nella prossima conferenza. La struttura generale del partito deve essere unitaria, altrimenti non sarà un progetto coeso in grado di unire lo spettro esistente di movimenti e lotte. Una federazione non sarebbe in grado di galvanizzare le persone né di passare all'offensiva; potrebbe finire per essere poco più che un insieme di gruppi diversi invece che un blocco potente e unito.
Per stabilire tutto questo, abbiamo bisogno di una conferenza totalmente democratica, cosa che dipende da diversi fattori. Innanzitutto, non può essere guidata solo dai deputati. Al momento, ci sono sei deputati nell'Independent Alliance, cinque dei quali sono uomini. Questo non dovrebbe essere ciò che caratterizza il nostro partito in futuro, quindi il comitato che organizza la conferenza dovrebbe essere equilibrato in termini di genere, nonché diversificato in termini di origine etnica e regionale, e tutti i suoi membri dovrebbero avere gli stessi diritti e lo stesso peso al momento del voto. Qualunque cosa al di sotto di queste condizioni sarebbe un club per soli uomini. In secondo luogo, coloro che partecipano alla nostra conferenza inaugurale devono farlo in modo consapevole e questo può significare solo una testa, un voto. La conferenza dovrà essere tenuta in un luogo accessibile e svolgersi sia in presenza che da remoto, con poche barriere all'ingresso. Dobbiamo sforzarci di ottenere una partecipazione di massa piuttosto che optare per una struttura ridotta di delegati, che potrebbe non essere rappresentativa della nostra base. Infine, dobbiamo avere un forum autentico per il dibattito e la discussione, e non trovarci in una situazione in cui le decisioni vengono prese da un gruppo esecutivo e gli altri si limitano ad approvarle.
Tutto questo è fondamentale, perché se non avremo processi democratici interni adeguati fin dall'inizio, sarà molto più difficile per il partito agire da catalizzatore di qualsiasi forma più ampia di democratizzazione; al contrario, se organizzeremo una conferenza aperta e pluralistica, avremo già infranto le convenzioni della politica britannica, il che rappresenta un primo passo verso la sua riorganizzazione. Allora potremo stabilire non solo un programma che risponda alle preoccupazioni quotidiane della gente, ma anche ottenere una presenza significativa nei movimenti che sorgono in tutto il paese. Non vogliamo solo elettoralismo, vogliamo un progetto legato ai sindacati degli inquilini, all'organizzazione della classe operaia, alla lotta per difendere il Sistema sanitario nazionale dalla privatizzazione e al movimento di solidarietà con la Palestina.
Per condurre una campagna efficace su tutti questi fronti, dobbiamo stabilire una serie di rivendicazioni chiare. Pensiamo a Zohran Mamdani a New York; anche molti di noi qui in Gran Bretagna conoscono le sue principali promesse. Le ha espresse in modo che tutti possano capirle e risuonano a un livello molto più profondo rispetto alla maggior parte dei discorsi politici. Se iniziamo a farlo, ci renderemo conto che non dobbiamo necessariamente sottostare alle tradizioni arcaiche di Westminster, che sono progettate per rendere la politica esclusiva.
Oliver Eagleton: Una delle questioni che abbiamo discusso in questa serie finora è il giusto equilibrio tra potere popolare e potere parlamentare. James Schneider ha sostenuto che il nuovo partito dovrebbe essere una leva per la mobilitazione popolare, la cui funzione principale è quella di rafforzare o creare istituzioni della classe lavoratrice come prerequisito per future campagne elettorali. Andrew Murray afferma che la priorità è creare un blocco parlamentare di rilievo, in grado di intervenire in modo efficace e vincere le elezioni, il che, a sua volta, avrà un effetto spontaneo di dinamizzazione della vita civica della classe lavoratrice. Qual è la tua posizione in questo dibattito?
Zarah Sultana: È una falsa dicotomia. Ritengo che il mio lavoro a Westminster sia quello di gettare ponti tra i movimenti sociali, i sindacati e il Parlamento. Le leggi progressiste che oggi diamo per scontate – la tutela dei lavoratori, il congedo di maternità, il fine settimana festivo, persino il diritto di voto – sono state ottenute solo perché i deputati sono stati costretti a rispondere a pressioni più ampie. Le lotte che hanno portato a queste concessioni sono spesso cancellate dalla storia. Oggi vediamo deputati e deputate laburisti mostrare il loro sostegno ai «diritti delle donne» indossando fasce suffragiste e, allo stesso tempo, votare a favore messa fuori legge di Palestine Action. Non dobbiamo seguire il loro esempio comportandoci come se esistesse una necessaria separazione tra i campi del potere popolare e del potere parlamentare. Un partito che si preoccupa solo delle elezioni sarà irrilevante al di fuori del ciclo elettorale. E un partito che ignora il Parlamento creerà un vuoto che inevitabilmente sarà occupato dall'estrema destra.
Quello che voglio – e mi è difficile immaginare come si possa creare un partito di sinistra di successo in altro modo – è un orientamento verso l'organizzazione di campagne e movimenti sociali combinato con una solida presenza parlamentare: una situazione in cui i nostri deputati e le nostre deputate siano in prima linea negli scioperi e nelle mobilitazioni antifasciste. Se ci si concentra esclusivamente sul Parlamento invece di sviluppare capacità e risorse di più ampio respiro, si opta per un approccio molto miope, perché cosa succederà quando quei deputati saranno attaccati dall'establishment? Cosa succederà se perderanno i loro seggi o andranno in pensione? È necessario costruire l'infrastruttura sociale che li sosterrà nella loro carica e identificare nuovi leader che li sostituiranno nei loro seggi. È questo tipo di potere comunitario che sostiene i politici socialisti e li rende responsabili. Senza di esso, o si capitola o si ottiene una sinistra dominata da poche figure di vertice, che la rende formalmente indistinguibile da qualsiasi altro partito.
Il punto è che la gente riconosce quando i politici non sono autentici, quando non hanno alcun legame con la base popolare. Lo capiscono immediatamente. Al contrario, quando sei un politico come Jeremy, John McDonnell o Diane Abbott, la cui autorità è profondamente radicata nelle lotte comunitarie, hai un profilo molto diverso e puoi ottenere progressi molto più significativi.
Oliver Eagleton: Tuttavia, quando si tratta di certe decisioni strategiche, possono esserci alcune scelte binarie. Ad esempio, il partito dovrebbe creare una propria unità di organizzazione comunitaria, come quella in cui lavoravi tu, o dovrebbe lasciare l'organizzazione comunitaria nelle mani delle comunità?
Zarah Sultana: In teoria, mi piace molto l'idea che l'organizzazione comunitaria di massa faccia parte del DNA del partito. Ci sono persone che già svolgono il lavoro quotidiano di assicurarsi che nessuno nella loro comunità soffra la fame o che l'estrema destra non possa attaccare gli hotel dove alloggiano i richiedenti asilo. Il nuovo partito dovrebbe trovare queste persone, che non necessariamente corrispondono alle nozioni tradizionali di leader politico, coinvolgerle, chiedere loro di dare forma all'organizzazione e prepararle ad assumere posizioni di autorità. Ma questo dovrebbe assumere la forma di un'unità di organizzazione comunitaria come quella che avevamo nel Partito Laburista? Qui credo che ci siano alcuni limiti. In base alla mia esperienza personale nelle unità di coordinamento comunitario, istituzione creata da Corbyn, queste non sempre hanno ottenuto le vittorie che meritavano, in parte perché quando questo tipo di lavoro comunitario è legato a un partito, comporta immediatamente alcune connotazioni che possono risultare sgradevoli a coloro che, comprensibilmente, sono stanchi della politica di parte. Si sono anche verificate situazioni in cui l'unità di coordinamento comunitario è entrata in conflitto con altri settori del Partito Laburista, ad esempio quando i comuni non pagavano un salario equo ai propri lavoratori. Non sto dicendo che questo accadrà con il nuovo progetto, ma c'è sempre il rischio che, quando un partito nazionale svolge diverse attività di organizzazione, queste non si integrino perfettamente e sorgano tensioni.
L'organizzazione comunitaria sarebbe più efficace se, invece di essere guidata da un'unità specifica, diventasse una pratica radicata in tutto il partito, come avviene, ad esempio, per il modo in cui conduciamo le riunioni, le sessioni di formazione, la raccolta dei voti e le campagne politiche. Il ruolo del partito potrebbe essere quello di sviluppare questo tipo di cultura politica di massa: rendere naturale per le persone partecipare alla politica sul campo, in modo che si organizzino sindacati di inquilini, club di lettura, gruppi contro le retate o qualsiasi altra cosa che soddisfi le loro esigenze locali. In questo modo, il partito svolgerebbe un ruolo nello stimolare le lotte popolari senza doverle gestire o controllare. L'educazione politica sarebbe una parte fondamentale di questo: tradurre il senso istintivo delle persone su ciò che non va nella società in una visione radicale. Se riuscissimo a far sì che metà delle persone che si sono iscritte come simpatizzanti del nuovo partito ricevessero un'educazione politica, gli effetti sarebbero eclatanti . È impossibile prevedere dove questo ci porterebbe.
Oliver Eagleton: È interessante. Quindi il partito non avrebbe necessariamente il compito di formare queste istituzioni, ma non darebbe nemmeno per scontato che sorgeranno spontaneamente. Al contrario, il partito utilizzerebbe le sue strutture democratiche locali e le sue iniziative educative per creare la cultura politica in grado di spingere le persone ad agire. Una cosa che sicuramente ostacolerà tutto questo è il frazionismo inutile. Che dire delle divisioni che hanno influenzato il progetto fino ad ora?
Zarah Sultana: Dopo aver annunciato le mie dimissioni dal Partito Laburista e la mia intenzione di co-dirigere la fondazione di un nuovo partito di sinistra con Jeremy, le fughe di notizie contro di me sono state quasi immediate. Un piccolo numero di persone coinvolte nel partito ha diffuso informazioni in forma anonima, facendo commenti ostili e implicitamente islamofobi su di me al Sunday Times e a Sky News. Questo comportamento è assolutamente inaccettabile in qualsiasi contesto, ma soprattutto in uno in cui stiamo cercando di creare una nuova cultura politica. È sorprendente che persone che si suppone siano di sinistra pensino che sia appropriato utilizzare la stampa di Murdoch per diffondere calunnie. Si tratta dello stesso tipo di media che ha cercato di distruggere la reputazione di Jeremy e la politica che egli rappresenta. Non c'è posto per questo tipo di comportamento in ciò che stiamo costruendo. Tutti comprendiamo il disaccordo tra compagni e compagne, ma è diverso quando si superano i confini di classe per motivi di faziosità e psicodramma. I militanti non lo vogliono; è un elemento molto demotivante per loro. Personalmente, non ho tempo per questo tipo di molestie e intimidazioni e non permetterò che sabotino un progetto che è molto più grande di tutti noi. Il fascismo sta ruggendo alle porte; gli ego non hanno posto in questa lotta.
Oliver Eagleton: Se mi permetti di giocare a fare l'avvocato del diavolo, un argomento contro il modello di partito totalmente guidato dai suoi membri potrebbe essere espresso come segue. Poiché non abbiamo ancora una cultura politica di massa, molte persone che vogliono essere politicamente attive non sanno bene cosa ciò implichi. Pertanto, potrebbero preferire che la loro energia venga incanalata piuttosto che doverla incanalare da soli. L'assenza di una politica di massa significa anche che la sinistra organizzata è composta da diversi gruppi relativamente piccoli, ciascuno con le proprie priorità, che saranno difficili da riunire in una struttura unificata senza un intervento dall'alto. Esiste anche il rischio che alcune di queste priorità non siano particolarmente rappresentative della società nel suo complesso. Cosa ne pensi?
Zarah Sultana: Se seguiamo questo ragionamento, finiremo per riprodurre i problemi di tutti gli altri partiti politici: controllo verticale, decisioni prese senza rendere conto a nessuno, dispute interne, distribuzione di cariche tra amici. Mi sembra strano argomentare contro la democrazia guidata dai militanti, dato che il nostro obiettivo è quello di responsabilizzare le persone ed è impossibile raggiungerlo senza coinvolgerle e senza dare loro il controllo delle politiche, della strategia e della leadership. Questo porterà inevitabilmente a situazioni difficili, con posizioni e prospettive diverse che si scontreranno, ma c'è da aspettarselo. Se ci sono alcune questioni su cui non riusciamo a convincere la maggioranza, non possiamo semplicemente eluderle o ignorarle; sarebbe una rinuncia alla responsabilità politica. Dobbiamo invece lavorare più duramente. Ad esempio, non ho alcuna esitazione a difendere un programma socialista decisamente antirazzista e pro trans, anche se alcuni aspetti di esso possono risultare controversi per alcune persone. Solo attraverso dibattiti aperti e attraverso i canali adeguati potremo creare qualcosa che sia fondamentalmente diverso, che sia percepito come fondamentalmente diverso, dagli altri partiti di Westminster. Se questo non è l'obiettivo, cosa ci facciamo qui?
Oliver Eagleton: A proposito degli altri partiti, cosa ne pensi delle alleanze elettorali?
Zarah Sultana: Sono aperta alle alleanze elettorali, a condizione che abbiano il sostegno dei militanti. In generale, credo che dovremmo essere disposti a lavorare con chiunque ci aiuti a sconfiggere la destra e l'establishment. Dobbiamo essere pragmatici, soprattutto finché continueremo a lavorare con il sistema maggioritario in ambito elettorale, anche se la riforma elettorale deve essere un obiettivo. Ma in questo momento sarebbe prematuro iniziare a scegliere i collegi elettorali, decidere dove presentarci e dove ritirarci, quando non abbiamo ancora compreso appieno la portata di ciò che stiamo costruendo. Finché non avremo realmente creato il partito e non avremo un'idea delle sue capacità e dei suoi limiti, non potremo entrare nei dettagli. Mancano quattro anni alle prossime elezioni generali. Prima dobbiamo sviluppare le strutture del partito e poi, se gli iscritti lo approveranno, verranno le negoziazioni su questo tipo di strategia.
Oliver Eagleton: Quali sono i vantaggi di un modello di leadership condivisa, con te e Corbyn alla guida?
Zarah Sultana: Se ci sono più voci al vertice, se evitiamo di concentrare il potere in una sola persona, saremo più rappresentativi del nostro movimento e più responsabili nei suoi confronti. Creare un nuovo partito non è cosa da poco, c'è molto da fare e abbiamo bisogno di condividere il lavoro. Pertanto, sembra naturale che due persone con gli stessi valori e principi, e la stessa fede nel progetto, lo facciano insieme. Abbiamo molto da imparare l'uno dall'altro; io imparo sempre da Jeremy e mi piace pensare che anch'io possa dargli qualcosa. Una leadership condivisa con poteri uguali significherebbe che nessuno dei due sarebbe una figura simbolica. Ci permetterebbe anche di trasformare in realtà quello che spesso non è altro che uno slogan liberale su "più donne in posizioni di leadership", minando i pregiudizi che spesso frenano le giovani donne: che non sono abbastanza serie, che mancano di esperienza, ecc. La gente è già molto entusiasta di questa idea e ci ha contattato in gran numero. Non si tratta di rifuggire da una leadership forte, ma di raddoppiarne la forza.
Oliver Eagleton:Cosa possono fare i sostenitori prima della conferenza? Come possono essere più utili?
Zarah Sultana: Il reclutamento di massa è fondamentale. Dovremo organizzare eventi nel periodo precedente alla conferenza per entusiasmare i sostenitori e reclutare più persone. Una delle parti migliori del corbynismo erano i comizi, la musica e gli spettacoli. Dobbiamo recuperare tutto questo. Ciò di cui abbiamo bisogno è una politica divertente e allegra. Non ci interessano le riunioni in cui tutti hanno qualcosa da dire e parlano per venti minuti. Pensate che i sedicenni che presto avranno diritto di voto vorranno sedersi ad ascoltare tutto questo? Il nuovo progetto deve attrarre quella generazione integrandosi nella cultura di massa. Abbiamo già visto musicisti, artisti e attori fare la fila per partecipare. Jade Thirlwall ci ha sostenuto, così come Amiee Lou Wood e Ambika Mod, persone di quella fascia d'età più giovane che sono in contatto con il sentimento popolare e sanno quanto sia lontano dalla politica decadente dell'establishment. Dobbiamo fare politica in modo diverso, e questo non è un cliché, ma un prerequisito di questo partito.
L'obiettivo è cambiare la politica per sempre. Quando abbiamo un governo che incita al genocidio e muove guerra ai propri cittadini, e un'estrema destra che si prepara a entrare a Downing Street, non possiamo negare l'urgenza. Ecco perché sono disposta a dare tutto in questa lotta. È quello che devo alla mia comunità e alla mia classe. Ora è il momento.
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Pablo Iglesias, Capire Podemos e La Spagna al bivio, in «New Left Review» 93 Luglio-Agosto 2015
Eric Hobsbawm, «La società, la nuova e la vecchia», NLR 142
Maurizio Lazzarato, I vicoli ciechi del pensiero critico occidentale, «Diario Red» 02/03/25
Oliver Eagleton è membro e redattore associato della «New Left Review» e autore di Starmer Project: A Journey to the Right (2025).