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post-poetica

  • Immagine del redattore: Filippo Balestra
    Filippo Balestra
  • 23 ore fa
  • Tempo di lettura: 2 min

All'inizio ne abbiamo viste di tutte poi mai smesso

Cheryl Penn
Cheryl Penn

Un testo quasi-performativo, o forse performativo tout court, batte ribatte e gioca scientemente a costruire un effettivo microsaggio, ovviamente sghembo e 'inaffidabile' per scelta: sul pensare, la storia ("vera"), il tempo e il trauma, incanalati in un breve vortice che più che scritto è - appunto - parlato, da pensare come audio a velocità 2, spiazzante.

Tutto è il pensare è qui è adesso è soprattutto scherzo è superstizione è incredibile religione non è credibile il pensare è pensiero è pensierino è scherzo è incrociate le dita incrociate è senza esagerare è pensare molto più del pensabile è differenza tra impossibile da pensare è impensabile. Poi. Soprattutto. Fermare il pensiero appena poco prima del pensiero soprattutto il pensiero compiuto, il pensiero compiuto soprattutto tutto sbagliato, il prepensiero invece, il fallimento l'irrisolto tutto lasciato in sospeso invece del pensiero.


Ma anche

i grandi problemi del mondo, abbiamo qui adesso davanti a noi molto bene chiara la vera storia vera della vera umanità intera vera, facciamo delle cose con la vera storia vera della vera umanità intera vera, diciamo delle cose con la vera storia vera della vera umanità intera vera, ecco la vera storia vera della vera umanità intera vera, eccola, il limite è vera, è chiaro, financo quasi banale il limite, il male, il limite è umanità, non ci interessa il limite, il limite del mondo - un pensiero rivolto adesso a tutto il tempo perso del mondo tutto il tempo che abbiamo perso un minuto di silenzio da dedicare a tutto il tempo perso nel mondo. Tralaltro. Un minuto adesso di silenzio oltre che al tempo perso un minuto adesso di silenzio a tutte le parole non dette, un minuto di silenzio un funerale di silenzio da dedicare alle parole non dette future, molti funerali tanti molti conseguenti uno dietro l'altro funerali sovrapposti anche ad esempio da dedicare alle parole che dimenticate in questo momento - un minuto di pudore, sono molte le cose di cui parlare ma non è questo il momento, non durante un funerale per favore, non è certo questo, il momento, il contesto, siamo al funerale, siamo al trauma infantile, gli eventi non sono tutti uguali, gli eventi non sono tutti uguali, c'è funerale e funerale e trauma infantile e trauma infantile, quello che si dimentica non riusciamo a dimenticarlo, il funerale non si può fare, inaccettabile, il funerale è un funerale impossibile, il trauma infantile è il vero posto migliore in cui vivere.


Filippo Balestra, Genova 1982: prima le riviste letterarie autoprodotte poi la poetry slam ultimamente il teatro con Aldes.

Oltre a diversi racconti online e non, ha pubblicato Poesie Normali (Miraggi, 2015), Guida indipendente alla città di Genova (Hoppípolla, 2018), Diario Involontario (Tic edizioni, 2022), e Troppo (Tipografia Helvetica, 2023). Poeta performativo, suoi recenti esperimenti linguistico/letterari sono la Conferenza sulla conferenza e la live writing performance Esistere non basta eseguita, tra le altre, alla GAM di Torino per Metronimie Festival e alla Mole Vanvitelliana di Ancona per Punta della lingua Festival e Manifattura Tabacchi di Milano per NAO Performing Festival.

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