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  • Immagine del redattore: Giorgio Griziotti
    Giorgio Griziotti
  • 6 giorni fa
  • Tempo di lettura: 8 min

Aggiornamento: 4 giorni fa

Il racconto del Boomernauta. Pandemia Memetica: La High Frontier e i Techno-Tycoon

Krain Zapor
Krain Zapor


«Alcuni vedono il presente come un’epoca di disastri e di catastrofi. C’è una politica della paura. Ma, per me, ci troviamo sul punto di vivere il crollo del capitalismo. È la posizione più ottimista che si possa abbracciare. Non si deve aver paura del collasso. Bisogna accettarlo. Non è il collasso delle persone e non è il crollo degli edifici, ma delle relazioni di potere che hanno trasformato gli esseri umani e il resto del mondo in oggetti messi gratuitamente al lavoro per il capitalismo.»


Jason W. Moore, Stiamo vivendo il crollo del capitalismo. Intervista di Joseph Confavreux e Jade


Lindgaard su “Mediapart” 2015.1«Non è affatto impossibile che una forma in cui l’essere umano si è espresso anche attraverso un immenso periodo di tempo, scompaia quasi senza traccia, come non è impossibile che forme nuove, quasi non preannunciate, si costituiscano in una determinata fase dell’evoluzione della coscienza.»


Angelo Brelich, Il cammino dell’umanità, Bulzoni, Roma, 1985, p. 208.


Note:




La High Frontier e i Techno-Tycoon


Il racconto del Boomernauta comincia nel tempo del nostro incontro, nei primi anni 20 del XXI secolo. In quell’epoca i tech- no-tycoon – signori delle piattaforme globali e mercenari del neurocapitalismo – di fronte a una situazione che si annuncia caotica si lanciano nella conquista dello spazio. Animati dal credo transumanista, cercano vie di fuga e vagheggiano di creare nuovi mondi da sfruttare: una nuova High Frontier, destinata a pochi privilegiati…


Il 4 novembre del 1980 il cielo ci cadde sulla testa1. Per noi boomer rivoluzionari, reduci da una sconfitta che capita una volta sola nella vita, da quel giorno era materialmente cominciata l’era della controrivoluzione della Governance Neoliberistao Gov Neolib. Quasi mezzo secolo dopo la Gov Neolib entrava in una nuova fase che l’avrebbe condotta alla dirittura finale. Fu allora che nei media mainstream, come li chiamavamo noi all’epoca, apparve una campagna preoccupatissima sull’inquinamento spaziale come se, nel caos terrestre che aumentava di giorno in giorno per il degrado senza precedenti della vivibilità della biosfera, quella fosse una grossa preoccupazione. Sostenevano che i detriti avrebbero aumentato il rischio che l’orbita terrestre potesse diventare impraticabile a causa dei pericoli di collisione. Attorno al pianeta giravano probabilmente milioni di oggetti disparati. C’erano vecchi satelliti, stadi di razzi esauriti, frammenti derivanti da collisioni o addirittura da esplosioni di stazioni spaziali incendiate e abbandonate e una miriade di piccoli rottami. Si diceva che ci fosse anche qualche corpo di astronauta più o meno conservato e questo era il risultato di quasi un secolo di invasione dello spazio orbitale anche se ora il servizio sperimentale di nettezza e funeraria spaziale prometteva di porre rimedio a questa situazione. In realtà, coloro che erano maggiormente preoccupati erano proprio i techno-tycoon, che negli ultimi anni avevano contribuito in modo significativo all’inquinamento della Terra, pur essendo anche

i più interessati alle vie di fuga dal pianeta.

I techno-tycoon, che alcuni denominavano anche tecno-oligarchi, erano una ristretta cerchia di individui tra i più ricchi del mondo, che avevano inizialmente costruito il proprio potere sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, e che poi erano diventati i signori delle piattaforme globali e più in generale delle multinazionali dell’innovazione. In origine erano concentrati negli Stati Uniti3, la grande nazione imperialista che dominava l’Occidente4, ma successivamente erano emersi anche altrove. All’inizio del XXI secolo, la decisione dei techno-tycoon di intraprendere attività spaziali apparve a molti come un’originalità tipica dei miliardari, specialmente considerando che alcuni di loro avevano inaugurato personalmente il turismo spaziale. Era invece una mossa riflettuta, complessa e con molteplici sfaccettature e implicazioni. L’aspetto economico era sicuramente presente, ma era anche una sorta di copertura: nell’epoca pioneristica della guerra fredda l’industria spaziale aveva simboleggiato la potenza dei due blocchi dominanti in un mondo bipolare e sarebbe stato impensabile, persino in Occidente, di subappaltarne l’essenziale a imprese private. Ma ormai questi limiti non avevano più senso. Nonostante lo stato precario della biosfera e la crescente densità di spazzatura spaziale, era consentito ai techno-tycoon e alle multinazionali di mettere in orbita numerose costellazioni di migliaia di satelliti. Il loro obbiettivo era di migliorare internet per rendere connesso, e quindi controllabile, ogni metro quadro della superficie terrestre.

Il lancio di un turismo spaziale riservato a una piccola élite, visto l’assurdo costo ecologico per passeggero, non era considerato un’originalità, ma un serio progetto business. Non sorprende quindi che, nonostante la storica impresa di inviare un equipaggio umano sulla Luna più di mezzo secolo prima, la NASA non fosse più in grado di inviare astronauti su una stazione spaziale in orbita a soli 300 chilometri di altezza senza affidarsi a società private.

Era in questo senso che i techno-tycoonrivendicavano la loro diversificazione verso i profitti spaziali. Ci si poteva fidare di loro quanto a profitti, per il modo fulmineo con cui avevano accumulato le loro fortune. Non si trattava solo di capitale finanziario ma anche del potere personale che questi personaggi avevano acquisito, raggiungendo un livello di influenza paragonabile a quello dei rappresentanti politici di grandi Stati. Tale era la loro influenza che presidenti e capi di governo li accoglievano come pari, riconoscendo implicitamente il loro potere e la loro importanza. Era evidente che la loro permanenza al potere e la loro ricchezza fossero spesso più limitate rispetto a quella dei techno-tycoon. In effetti le grandi piattaforme erano diventate ingranaggi essenziali di regolazione e controllo neurale delle popolazioni e avevano una portata infinita- mente più estesa dei confini degli Stati-Nazione. I vincitori di questa spietata competizione nel colonizzare il pluriverso del bioipermediadiventarono poi techno-tycoon. Il loro modo di agire nell’ambiente del bioipermedia ebbe molto in comune con i Conquistadores che saccheggiarono e massacrarono le reti del vivente nel continente americano. Ma Colombo e i Conquistadores, al soldo di monarchie e poteri economici della loro epoca, dipendevano da questi ultimi, mentre i techno-tycoon ebbero buon gioco nell’invocare la lentezza e l’inadeguatezza delle vecchie istituzioni statali nelle loro campagne di conquista ed estrazione di valore dai comportamenti umani. Con la scusa della disruption tecnologica fecero del controllo neurale esercitato dalle loro piattaforme il perno di una nuova fase che si apriva: il neurocapitalismo. Tuttavia non sapevano che probabilmente erano i protagonisti di una delle ultime season del capitale. Ovviamente, l’autonomia con cui i techno-tycoon cercavano di stabilire nuove norme e la loro ambizione di assumere ruoli di governatori globali dell’informazione e del consumismo generavano attriti occasionali con alcuni poteri statali.

Talvolta dopo anni di controversie legali in cui impiegavano schiere di professionisti, potevano essere costretti a pagare multe che, per quanto salate, non scalfivano i loro imperi finanziari. Erano ormai lontani i tempi in cui con le leggi anti-trust gli Stati avevano ancora il potere politico di disfare i monopoli tecnologici7. Si poteva quindi facilmente sospettare che attività e progetti spaziali dei tech- no-tycoon sottintendessero scopi più ambiziosi, ben al di là dell’abituale ricerca di profitto. Coscienti della gravità della situazione globale cominciavano la ricerca di altri universi materiali – asteroidi, satelliti, pianeti ecc. – come potenziali fonti di risorse estrattive o destinazioni per la migrazione umana; un modo per continuare a esercitare la loro influenza, come era successo in precedenza per il bioipermedia. Il turismo spaziale, la capacità di condurre voli abitati o quella di sparare satelliti a raffica, non erano quindi che la parte emersa dei loro obiettivi.


In quel periodo, era ormai chiaro da tempo che l’umanità stava affrontando una grande crisi, il cui principale fattore scatenante era il disastro ecologico causato dalle proprie azioni. Nonostante non vi fosse ancora una conoscenza approfondita di tutte le cause e gli effetti, questa consapevolezza era diventata un tema centrale nelle narrazioni e riflessioni sulla situazione globale. I techno-tycoon cominciarono allora a vagheggiare una fuga da una Terra divenuta inabitabile. Questa trovata non era nuova, la fantascienza l’aveva spesso accarezzata e anche qualche grande agenzia spaziale dell’era bipolare. Ma ora si trattava di esorcizzare in qualche modo il destino mortale della biosfera, conformemente al loro credo transumanista di potenziamento dell’umano ormai simboleggiato dal geniale logo h+ per human+. Non a caso il transumanesimo si era diffuso proprio nei ristretti ambiti della Silicon Valley da cui provenivano i primi techno-tycoon, come un paradossale sincretismo fra tecnologia e religione che cercava vie d’uscita di fronte alla temuta crisi finale. Anche se ci si guardava bene dal dirlo, la sopravvivenza e il potenziamento promessi dai transumanisti erano riservati a un ristretto numero di privilegiati e in particolare all’élite tecnologica che poteva permetterselo. Per camuffare questa terribile prospettiva i techno-tycoon sollecitarono le loro divisioni marketing. Ne venne fuori la trovata vintagedel nome di una nuova High Frontier da conquistare grazie all’innovazione tecnologica sfuggendo in un tempo all’attrazione e all’apocalisse terrestre. Insomma la High Frontier sarebbe stata una metafora inversa del mito della corsa verso l’Ovest dei tanti proletari pionieri del Far West; al loro posto questa volta l’élite delle classi dirigenti avrebbe partecipato alla conquista della High Frontier allontanandosi dalla Terra. Ovviamente avrai capito che questa allusione alla Frontier era dovuta ai techno-tycoon statunitensi. Ma pare che, sotto sotto, altri in Occidente e nell’Impero di Mezzone condividessero segretamente le ambizioni.

Nei racconti e film di fantascienza spesso si doveva far fronte a un improvviso avvenimento apocalittico che avrebbe distrutto l’umanità. Tuttavia per techno-tycoon e transumanisti non c’era nulla di imprevisto anche se la loro soluzione finale avrebbe rischiato di trasformarsi in un gigantesco incubo in cui sarebbe apparsa la famosa immagine dell’ultimo elicottero sul tetto dell’ambasciata del Bias Empire o Impero di Sbieco10 (gli Stati Uniti) il giorno della caduta di Saigon o a quella un po’ meno vetusta della fuga in massa da Kabul sempre su un aereo da trasporto militare ex-imperiale…



Note:


  1. Credo che qui il Boomernauta faccia riferimento al giorno dell’elezione di Ronald Reagan a presidente USA. Pare che quella data lo avesse particolar- mente marcato perché per una strana coincidenza proprio in quei giorni la polizia politica del suo Paese in una grande retata di attivisti era andata a cercarlo ma non l’aveva trovato.


  1. Dò qui una mia interpretazione storica approssimativa di quanto esposto dal Boomernauta: l’epoca neoliberista (aggettivo che lui sceglie al posto di neo- liberale) è da lui definita Gov Neolib a controllo neurale (neurocapitalismo). Avendo viaggiato nel futuro ci dice che durò circa dal 1980 al 2070. Un po’ meno di un secolo. Il precedente secolo breve, anche se poi non tutti erano d’accordo, secondo l’illustre storico Eric Hobsbawm era durato dal 1914 al 1991 ed era stato caratterizzato dal passaggio dalle società disciplinari a quel- le del controllo. Il piccolo periodo di accavallamento fra i due, è un punto di vista sull’inizio della controrivoluzione: io preferisco il 4 novembre 1980 con la salita al trono di Reagan mentre EH l’aveva datato con la caduta del blocco sovietico. Cfr. anche Gov Neolib glossario.


  1. Il Boomernauta talvolta chiamava ironicamente gli Stati Uniti “Impero di Sbieco” in sarcastico riferimento a un altro grande e ben più antico impero che era la stella montante e riemergente da periodi bui: l’Impero di Mezzo e cioè la Cina.


  1. Come il Boomernauta spiegherà in seguito, dando per scontata la convenzione che l’Asia fosse situata all’Est e le Americhe all’Ovest, l’Occidente, contrariamente a quanto indica il suo nome non era costituito solo da Paesi geograficamente situati all’Ovest.


  1. Techno-tycoon: cfr. glossario.


  1. «Con mio grande compiacimento mi accorsi che il Boomernauta nonostante le sue peregrinazioni aveva letto Neurocapitalismo ed anzi per un momento mi illusi che fosse per questo che mi aveva fatto visita. In ogni caso riporto qui il passo del libro relativo al concetto di bioipermedia che nasce per definire l’insieme delle continue interconnessioni e interazioni dei sistemi nervosi e dei corpi con il mondo tramite il complesso dei dispositivi, delle applicazioni e delle infrastrutture reticolari. Per estensione la sfera bioipermediatica diventa l’ambito in cui la compenetrazione delle coscienze umane con queste tecnologie diventa talmente intima da generare una simbiosi in cui avvengono modificazioni e simulazioni reciproche».G. Griziotti, Neurocapitalismo, Mimesis, 2016, Milano, p. 120. Si veda anche il glossario.


  1. Il Boomernauta si riferisce all’impossibilità che ci fossero grandi procedure anti-trust come per esempio quella che nel 1982 aveva portato allo scorpora- mento della gigantesca AT&T, allora detentrice del monopolio statunitense delle telecomunicazioni.


  1. Penso che il Boomernauta facesse riferimento a un vecchio saggio della sua epoca:G.K. O’Neill, The High Frontier, Bantham Books 1977. Tradotto in italiano:G.K. O’Neill, Colonie umane nello spazio, Arnoldo Mondadori Editore, Mi- lano 1979. 


  1. La Cina.


  1. Come quasi ogni ribelle della sua epoca, che aveva avuto la sua iniziazione politica nelle manifestazioni contro la guerra del Vietnam, il Boomernauta aveva un dente avvelenato contro gli Stati Uniti o meglio i suoi governi e quindi chiama di solito gli Stati Uniti Impero di Sbieco come parafrasi dell’Impero di Mezzo (Cina) e forma dispregiativa.Impero di Sbieco: cfr. anche glossario.

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