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- Tobia D'Onofrio

- 29 ott
- Tempo di lettura: 7 min
Wu Ming 1 – presentazione de “Gli uomini pesce”, Cascina Torchiera, Milano

Nel dialogo tra Wu Ming 1 e Tobia D’Onofrio, tenutosi a Cascina Torchiera di Milano in occasione della presentazione de Gli uomini pesce, emergono i temi centrali del romanzo e del metodo di lavoro dell’autore. Il libro intreccia memoria partigiana, crisi climatica e condizione post-pandemica, contrapponendosi alla rimozione collettiva del periodo del Covid-19. Wu Ming 1 riflette sul ruolo politico e critico della scrittura, che deve sfidare l’oblio e l’adeguamento.
Attraverso l’uso della speculative fiction e l’ibridazione tra ricerca, inchiesta e narrativa, l’autore sperimenta nuove forme di racconto in cui la dimensione fantastica diventa strumento per indagare il reale. Tale approccio, già presente nei precedenti lavori (Un viaggio che non promettiamo breve, Se vi va bene bene, se no seghe, La Q di Qomplotto), si concretizza ne Gli uomini pesce in un “oggetto narrativo non identificato” che mescola fatti, memorie e invenzione per interrogare criticamente il presente.
Concludiamo le riflessioni intorno al volume di Wu Ming 1, Gli uomini pesce, con una parte del dialogo che si è tenuto a Cascina Torchiera di Milano in occasione della presentazione.
Tobia D’Onofrio: «A nome di Cascina Torchiera e di Bibliotork Interzona Caronia [1] diamo il benvenuto a te e a tutto il collettivo Wu Ming perché, dopo tanti anni, restate un punto di riferimento importante per tutte le persone che attraversano questo spazio libertario.
Due anni fa siete venuti in Torchiera a presentare Ufo 78 [2], un romanzo in cui, tra i ringraziamenti, figura proprio Antonio Caronia, l’esperto di post-umano che dà il nome alla nostra biblioteca/archivio. Nella figura di questo intellettuale che ha segnato la vita di molte e molti di noi abbiamo dunque già individuato un punto di contatto. Questa volta, invece, ritorni come Wu Ming 1 a presentare l’ultimo lavoro Gli uomini pesce [3] - titolo che omaggia un episodio del fumetto Necron di Magnus [4] - e mi pare che ci siano almeno due aspetti del libro che risuonano nelle anime di chi frequenta questo luogo autogestito.
Il primo è il fatto che il giallo si dipani attraverso una rete di relazioni forti tra i personaggi, di natura fisica, in carne e ossa, faccia a faccia. Legami ombelicali, spesso di un’intimità profonda, che sanno muovere il mondo con potenza che sconfina di generazione in generazione.
Il secondo è forse il riferimento che ricorre maggiormente nel romanzo, trattato abilmente con leggerezza, ovvero la pandemia di Covid19, un tema che ci appartiene sensibilmente. All’epoca del lockdown, infatti, questa cascina occupata, che da un lato era impegnata sul fronte delle cosiddette Brigate di emergenza, assunse posizioni assai differenti dalla maggior parte delle realtà considerate affini. Nel clima asfissiante di silente obbedienza, non fu facile incontrare voci critiche, e la vostra fu la prima a esprimersi in termini condivisibili sul sito di Wu Ming Foundation [5] e forse l’unica che ha continuato per tre anni a riflettere sull’argomento [6]. Oggi, leggere come Gli uomini pesce si opponga a questa sorta di rimosso collettivo rispetto al periodo pandemico è stato confortante e utile a rimettere in prospettiva un momento cruciale e terribile della nostra storia».
Wu Ming 1: «C'è questo nesso nel romanzo. Ci sono la guerra partigiana e la crisi climatica; tra i tanti temi questi sono forse i due principali, ma l'altro è la condizione post-pandemica di cui parli tu. Molte recensioni stanno dicendo che questo è probabilmente addirittura il primo, o comunque uno dei primi romanzi che mettono a tema la pandemia, come l'abbiamo vissuta, quali ferite ci sono rimaste. Io dico sempre che non sono sicuro del fatto che sia il primo: escono tantissimi romanzi che magari non intercetto io e che non ha intercettato chi ha recensito Gli uomini di pesce. Può darsi che qualcuno con minor visibilità abbia provato già a scrivere. Di sicuro i colleghi e le colleghe più conosciuti non si sono minimamente curati di questa cosa, hanno assecondato l'andazzo generale di dimenticarsi, di accantonare, di rimuovere quello che è successo in quei due anni, di non pensarci più. Ora io non penso che sia questo che devono fare scrittori e scrittrici, intendo adeguarsi. Penso sempre che lo scrittore, la scrittrice, debbano contrastare l'andazzo generale con le loro storie, e mi fermo qui».
Tobia: «Come al solito il tuo approccio scientifico alla ricerca su fatti realmente accaduti si intreccia con la fiction letteraria e la lettura di ogni vostro lavoro è sempre una sfida stimolante, perché si è continuamente tentati di andare a verificare le fonti, se il tale nome, il tale film o la tale canzone esistano davvero, oppure no». […]
Sara Molho: «Lavori tra favola speculativa e fatto scientifico. […] Nel libro c’è una sorta di urgenza del racconto e di con-ricerca, portata avanti con i metodi propri della ricerca sociale, che ritornano nel lavoro tradizionale di questo e di altri tuoi libri».
Wu Ming 1: Grazie. Ne Gli uomini pesce ci sono tutti questi momenti che fanno parte della ricerca: c'è l'osservazione partecipante, l'autobiografia, il memoriale di Ilario che dà il titolo al libro stesso, l'intervista, la macchina del vento… La macchina del vento [7], il mio romanzo precedente, in realtà è un libro all’interno di questo libro, perché si scopre che non è altro che la trascrizione di una serie di interviste fatte a Erminio Squarzanti sul periodo in cui era confinato a Ventotene. Dovevano servire per una tesi di laurea su di lui, ma quella tesi non è stata accettata dal relatore, e quindi quella trascrizione è rimasta inutilizzata e poi è scomparsa.
Quando io ho scritto La macchina del vento, sapevo già che avrei scritto Gli uomini pesce, e quindi sapevo che sarebbe stato un libro nel libro. Lì c’è proprio il metodo dell'intervista, dell'autobiografia, tutti questi momenti. Prima Sara ricordava l'intervista con Valerio Minnella, Se vi va bene bene, se no seghe [8], che è il libro sulla storia di Valerio, dalle lotte antimilitariste fino allo sgombero di Radio Alice [9] e oltre, perché lui è ancora attivo, arzillo e l'altra sera era anche alla presentazione de Gli uomini pesce a Bentivoglio. Lì abbiamo adottato un metodo molto strano, molto particolare, nel senso che da quelle interviste fiume che abbiamo fatto io e Filo Sottile a Valerio, abbiamo poi tratto non una trascrizione di intervista, ma una sorta di trasmissione di Radio Alice che va avanti ad libitum e ogni tanto si trovano davanti al microfono anche persone che non siamo noi, altri personaggi che intervengono, tra cui la radio stessa, Alice.
Abbiamo usato questo metodo per inserire il fantastico dentro l'intervista, per far sì che non fosse solo la trascrizione delle conversazioni che abbiamo avuto, ma che fosse trasfigurata, andasse oltre, ci fosse un livello meta. Questa è una cosa che mi interessa molto: l'uso del fantastico, l'uso della speculative fiction nell'inchiesta, lo sfondamento nel visionario, però nell'inchiesta. È una cosa che avevo già provato a fare in un'altra maniera, in Un viaggio che non promettiamo breve [10], perché quella era una storia, una ricostruzione. Lì ho utilizzato il metodo etnografico, un lavoro sul campo da antropologo per tre anni alle manifestazioni in Val di Susa, ricostruendo al tempo stesso tutta la storia della valle, quindi anche un lavoro geografico, dato che la domanda era geografica: perché proprio in Val Susa? Perché un movimento come quello NoTav è nato e si è radicato proprio lì? Quali sono i fattori, qual è la particolarità del territorio che l'hanno reso possibile? Ho cercato di rispondere, però ho adottato anche il metodo etnografico, ma a un certo punto ci sono i capitoli soprannaturali, perché ho detto che va usato anche questo per fare inchiesta.
Volevo rendere l'idea di quanto fosse assurdo il progetto della Torino-Lione e di quanto fosse demenziale tutta la nube di discorso per giustificarla, piena di supercazzole, di paralogismi, di idiozie, però mi rendevo conto, ed è una cosa che poi ho approfondito ne La Q di Qomplotto [11], dei limiti del debunking, del fact-checking. Cioè, io posso anche dimostrare fattualmente che sono tutte stronzate, ma non riesco comunque a rendere l'idea di quanto lo sia, a farlo provare davvero a chi legge. Che poi, appunto, sono degli argomenti insensati, dei paralogismi, dei ragionamenti fallati, dei bias cognitivi che però hanno degli effetti tragici, perché il territorio viene deturpato, la gente viene arrestata, mandata in galera, ferita, eccetera. È una cosa che fa orrore, allora mi son detto: devo ricorrere all'horror. Mi sono inventato l'Entità.
L'Entità è praticamente tutta questa nube di discorsi tossici che circonda la Torino-Lione che diventa senziente, diventa un essere e a un certo punto si incarna nel cantiere, in Val Clarea, secerne con una bava il filo spinato, quello fatto di lamette, che chiude il cantiere e poi compie tutta una serie di azioni in Valle. Quello lì è uno sfondamento strano per chi legge. Fino a quel momento lì il lettore ha trovato fatti, documenti, verifiche, riscontri, fonti, un'inchiesta fattualmente precisissima e poi all'improvviso arriva l'Entità e ci sono dei capitoli ibridati di fiction e fatti reali dove il cantiere è senziente e se ne accorge una persona sola che è un'attivista che si chiama Turi Vaccaro, realmente esistente, a cui faccio compiere le stesse azioni che ha compiuto davvero, però in sfida all'Entità. È un'ibridazione fortissima, però è ancora dentro il fare inchiesta, è ancora dentro il fare ricerca: l’uso della fiction speculativa all’interno di un’inchiesta documentatissima […] È uno strumento forte, è un'altra tecnica. Tutto questo interrogarsi che c'è stato negli ultimi anni dentro al collettivo sull'oggetto narrativo non identificato, è poi finalizzato a questo, cioè a come possono essere utilizzate delle tecniche che vengono da altrove in un contesto come questo. Quindi Un viaggio che non promettiamo breve , Se vi va bene bene, se no seghe e anche La Q di Qomplotto erano quel tipo di sperimentazione. Gli esempi che abbiamo fatto adesso sono sì ibridi, hanno tecniche letterarie, elementi romanzeschi, eccetera, però in buona sostanza potrebbero essere definiti dei saggi, invece Gli uomini pesce è proprio un romanzo, e il movimento è quell'inverso: ogni tanto sfondare nell'altra direzione, quindi metterci dentro veri geografi, vere ricostruzioni del territorio, veri concetti usati in geografia. E poi quel gioco del perturbante, del chiedersi continuamente ma questo è vero o falso, è un po' la cifra di tutti i nostri ultimi libri. Mi ricordo che a Pisa uno di noi è andato a presentare Ufo 78 ed è tornato abbastanza turbato per una conversazione avuta con un lettore, perché questo lettore, che aveva fatto anche delle domande molto belle durante la presentazione, poi si era fermato a parlare e dopo un po' aveva detto: adesso comunque voglio leggere tutti i libri di Martin Zanka! E quando gli è stato detto che ce l’eravamo inventato, gli è crollato il romanzo addosso».
Note
[2] Wu Ming, Ufo 78, Einaudi, 2022
[3] Wu Ming, Gli uomini pesce, Einaudi, 2024
[4] Magnus, Necron. La balena d'acciaio-Gli uomini pesce (Vol. 4), Blue Press, 1991
[7] Wu Ming 1, La macchina del vento, Einaudi, 2019
[8] Valerio Minnella - Wu Ming 1 - Filo Sottile, Se vi va bene bene se no seghe. Dall'antimilitarismo a Radio Alice e ancora più in là, Alegre, 2023
[9] Emittente radiofonica bolognese di area militante nata nel 1976
[10] Wu Ming 1, Un viaggio che non promettiamo breve, Einaudi, 2016
[11] Wu Ming 1, La Q di Qomplotto: QAnon e dintorni. Come le fantasie di complotto difendono il sistema, Alegre, 2021

