fascismi
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# 3 I nuovi fascismi e la riconfigurazione della controrivoluzione globale

Il presente testo è stato originariamente redatto come materiale per il workshop del collettivo <<Colapso y Desvío>>, tenutosi nel marzo 2025 presso il Sitio de Memoria Providencia di Antofagasta (Cile) e intitolato Guerra, crisi e fascismi. La versione qui proposta, pubblicata originariamente sul sito del collettivo, include alcune modifiche apportate successivamente, alla luce delle discussioni e delle interazioni avute con i partecipanti e i collaboratori.
Attraverso la lettura di diversi autori, il testo propone un’analisi articolata sul fenomeno del fascismo. Come sottolineano gli autori stessi, alcuni passaggi e fasi di tale riflessione risultano complessi e sfaccettati, una caratteristica dovuta alla natura stessa dell'oggetto di indagine, sempre più camaleontico e sfuggente. Nonostante ciò, gli autori riconoscono la necessità di approfondire l’analisi delle nuove forme di fascismo facendo chiarezza su come esse rappresentino oggi uno degli strumenti principali attraverso cui il capitale tenta di salvarsi dalla crisi da esso stesso generata.
Pubblichiamo il testo a puntate per gentile concessione del collettivo <<Colapso y Desvio>> e della redazioni di Ill Will dove è apparso l’articolo proposto. Di seguito la terza puntata. Ai seguenti link è possibile leggere il primo testo e il secondo.
4.1 L'accelerazione capitalista e la NRx.
La tendenza all'accelerazione del capitale sembra puntare definitivamente a un divorzio dalla democrazia liberale e, senza dubbio, la forma specifica che risulterà da questa accelerazione suicida supera quella della gestione neoliberista dello Stato. I movimenti neo-reazionari che guidano questa cieca avanzata del capitale – come una profezia che si autoavvera – sostengono da diversi anni l'inadeguatezza della democrazia rappresentativa nella tutela della proprietà privata, accompagnata da una critica alle idee umanitarie dell'Illuminismo (egualitarismo, pensiero razionale e libertà). È il caso di parte del libertarismo (o "anarcocapitalismo") e, in particolare, di autori come Rothbard o Hans-Hermann Hoppe. Quest'ultimo è il più "radicale" - per non dire reazionario - dei due, in quanto ritiene preferibile il ritorno alle monarchie occidentali - che considera un male minore - come alternativa alle democrazie - che ritiene responsabili del declino sociale. Hoppe distingue la democrazia dalla monarchia, in quanto la prima è una forma di governo di proprietà pubblica, promossa dalla socialdemocrazia e universalizzata dopo la prima guerra mondiale, mentre la seconda è una forma di governo di proprietà privata (la monarchia), in cui il re è il legittimo proprietario di un territorio (il suo regno). L'argomento principale di Hoppe per affermare che i governi di proprietà privata sono più efficienti nella difesa della proprietà e del libero mercato è la continuità della proprietà attraverso l'eredità, che porta i re a pensare a lungo termine e quindi a mantenere una spesa fiscale minore. In definitiva, non è altro che un promotore del contrattualismo hobbesiano moderno.
Le ridicole argomentazioni pro-monarchiche di Hoppe e della proprietà privata del governo trovano una certa continuità nell'opera di altri riferimenti del movimento reazionario contemporaneo, in particolare nell' “Illuminismo oscuro”. Curtis Yarvin, Nick Land e soprattutto Michael Anissimov, le cui idee hanno trovato spazio nell'attuale governo Trump, condividono la critica di Hoppe all'egualitarismo e alla democrazia, ma la portano all'estremo.
Rispetto al libertarismo, l'Illuminismo Oscuro, o NRx, è un movimento molto più difficile da classificare e che, proprio grazie a questo alone di mistero, è riuscito a infiltrarsi in alcuni settori dell'estrema sinistra incapace di riconoscere nelle sue affascinanti posizioni filosofiche il pericolo che esse comportano. Sebbene condivida elementi centrali con l'ideologia controrivoluzionaria, possiamo trovare le sue influenze in riferimenti di tendenze ed epoche molto diverse (poststrutturalismo, fantascienza, teorie del complotto, pensiero reazionario e libertarismo). Da un lato, assume la critica all'Illuminismo e afferma una comprensione neo-hobbesiana della natura umana, posizioni che non solo danno il nome al suo movimento, ma sono parte fondamentale di una prima fase del suo progetto politico: la promozione di una figura autoritaria che gestisca la popolazione e assicuri l'accelerazione capitalista. La linea anti-illuminista seguita da Land e compagni sembra risalire alle radici del pensiero reazionario nell'opera del suo primo grande teorico: Joseph de Maistre (1753-1821).
Ma ciò che realmente differenzia la NRx da altre espressioni della controrivoluzione è la sua origine accelerazionista nella controcultura cyberpunk. La corrente neoreazionaria cattura con successo i sogni della controcultura tecno-ottimista dei primi anni '90 e allo stesso tempo la sua inversione distopica. La NRx si configura all'interno della tensione tra il primo ottimismo per il "potenziale infinito" delle reti e delle nuove tecnologie e la sua risposta critica alle tecnodistopie capitaliste, affermando la materializzazione di quest'ultima come suo fine, che nella versione più sofisticata di Land può essere descritta come «una visione dell'intelligenza artificiale capitalista di portata planetaria: un vasto sistema infinitamente capace di sopportare fratture e manipolazioni di fronte al quale la volontà umana è diventata obsoleta».
Nella NRx, la negazione dei valori dell'Illuminismo non ha come obiettivo la conservazione dello status quo, ma propone piuttosto una riconfigurazione che consenta una difesa più efficiente ed estrema dell'ordine capitalista, superando in questo processo lo status quo attraverso una critica reazionaria fondamentalmente opposta a quella rivoluzionaria. Pertanto, non si verifica una completa assimilazione degli elementi caratteristici di altre tendenze più antiche, come il pro-monarchismo e l'anti-egualitarismo, ma piuttosto li trasforma in modo utilitaristico per il suo progetto politico tecno-distopico. Ad esempio, dalla preferenza conservatrice per una monarchia classica si passa alla comprensione landiana secondo cui la tendenza all'accelerazione capitalista porta all'adozione di una sorta di tecnomonarchia corporativa, come forma di gestione più efficiente per il capitale. Per i teorici della NRx, lo Stato sarebbe gestito come una società per azioni (SpA), la proprietà privata del governo sarebbe in mano a un amministratore delegato (CEO), che sarebbe proprietario del territorio e delle sue risorse, mentre l'aristocrazia sarebbe azionista di questa SpA.
Affinché questo sistema sia funzionale, Yarvin propone che questi Stati-società siano di piccole dimensioni, più simili a città-Stato. È qui che entra in gioco uno dei progetti più ambiziosi della NRx: la colonizzazione marina (o seasteading). La costruzione di abitazioni permanenti su piattaforme marittime al di fuori della giurisdizione di qualsiasi nazione esistente. Questo progetto è promosso principalmente da Patrick Friedman, nipote di Milton Friedman e fondatore del Seasteading Institute. Come potrete notare, non è un'idea così assurda, vista l'attuale trasformazione dello Stato- nazione e la sua assimilazione alle principali corporazioni del mondo. Infatti, nella ricerca di nuove forme per sostenere il peso della guerra tecnologica, la Cina sta progettando la costruzione di una base dati marittima a 35 metri sotto il livello del mare. L'area marittima, lungi dall'essere terreno di fantascienza, è uno scenario possibile, che sta già diventando realtà.
Non è un caso che il governo Trump sia l'esempio più vicino a questa forma neo-corporativista di amministrazione dello Stato. D’altronde è noto l'interesse per l'opera di Yarvin da parte di J.D. Vance, attuale vicepresidente degli Stati Uniti, e di Steve Bannon, ex consigliere presidenziale e capo stratega del team di Donald Trump durante il suo precedente governo.
Indipendentemente dal fatto che gli esercizi prefigurativi di teoria-finzione della NRx si rivelino efficaci o meno —quella che Land definisce “iperstizione”, una finzione che genera il futuro che predice—, è evidente che l’accelerazione della macchina capitalista nella sua attuale fase di decadenza civilizzatrice mostra come la forma del capitale oggi trascenda quelle precedenti. Per questo motivo, non dobbiamo leggere i fenomeni reazionari attuali, incarnati da figure come Trump o Milei, come prodotti compiuti, ma come momenti di un processo ancora in divenire, in continua evoluzione. Discutere se siano o meno fascisti è meno rilevante rispetto alla consapevolezza che la loro attuale configurazione materiale riflette la crisi strutturale del capitale. Lo studio del reazionario diventa così uno strumento pratico per contribuire all’abolizione dei rapporti sociali capitalistici che li generano, ossia per confrontarsi in maniera radicale con il capitale e le sue categorie fondamentali.
Secondo la visione accelerazionista, il capitalismo si abbatte su di noi come una mostruosità liquida e acceleratrice, capace di inglobarci: e, secondo Land, va accolto come tale. La storia del lavoro schiavistico e della lotta di classe, letteralmente mostruosa, viene oscurata nella figura dell’iperstizione del mostro lovecraftiano Shoggoth, simbolo di dinamismo liquido e acceleratore. L’orrore di questo scenario comporta l’oblio della lotta di classe —anche in forma fittizia o dubbia— e l’abolizione dell’attrito, a favore di un’immersione totale nel flusso del capitale.
- Fascismo e democrazia.
È innegabile che la narrativa dell’avvento del fascismo abbia una particolare utilità, e non sorprende il suo rilancio in corrispondenza di ogni periodo elettorale. Il processo è piuttosto semplice: rispondere alla minaccia fascista con l’unità dell’insieme della società civile in un unico Fronte, la cui pratica si traduce nelle urne e, talvolta, anche in scontri di piazza e proteste. L’obiettivo è sempre lo stesso: proteggere la democrazia dalla minaccia dittatoriale del fascismo. O, più precisamente, difendere un capitalismo moderato.
Il fascismo è l’adulazione del mostro statale; l’antifascismo è la sua apologia più sottile. La lotta per uno Stato democratico consolida inevitabilmente lo Stato e, invece di estirpare le radici del totalitarismo, ne stringe le grinfie sulla società .
Partendo dall’analisi situata del fascismo razziale di Angela Davis e George Jackson, già discussa all’inizio, emerge la particolare forma di sopravvivenza del fascismo all’interno delle democrazie, che permette di parlare oggi di fascismi democratici. Ne consegue che la pratica antifascista, concepita come difesa della democrazia intesa come male minore, risulta inefficace e, di conseguenza, destinata a fallire. Questa conclusione non appartiene solo agli autori radicali neri: già Amadeo Bordiga, nel 1921, durante il II Congresso dell’Internazionale Comunista, metteva in guardia sul vero carattere della democrazia:
La democrazia borghese agisce tra le masse come un mezzo di difesa indiretta, mentre l'apparato esecutivo dello Stato è pronto a ricorrere a mezzi violenti e diretti, non appena gli ultimi tentativi di attirare il proletariato sul terreno democratico saranno falliti
Allo stesso modo, nella sua denuncia del fascismo due anni dopo, lo comprendeva non come una rottura imminente con la democrazia borghese, poiché questo proveniva da essa: «Il fascismo incorpora la lotta controrivoluzionaria di tutte le forze borghesi alleate e per questo motivo non è necessariamente obbligato a distruggere le istituzioni democratiche». Ciononostante, la critica alla democrazia non accompagnò la critica al fascismo, per cui divenne opinione comune la convinzione che esista una totale opposizione tra la democrazia e il fascismo.
L’analisi di Davis e Jackson sul fascismo razziale e democratico si colloca a oltre quattro decenni di distanza dal fascismo denunciato da Bordiga. La possibilità di un fascismo democratico era già insita nella forma originaria del fascismo della prima metà del XX secolo? Giorgio Agamben, in Stato di eccezione, sottolinea un punto cruciale: né Hitler né Mussolini salirono al potere con un colpo di Stato.
Mussolini era il capo del governo, investito legalmente di tale carica dal re, così come Hitler era il cancelliere del Reich, nominato dal legittimo presidente. Ciò che caratterizza sia il regime fascista che quello nazista, come è noto, è che entrambi hanno permesso il mantenimento delle costituzioni in vigore (rispettivamente lo Statuto Albertino e la Costituzione di Weimar) – secondo un paradigma che è stato acutamente definito come "Stato duale" – affiancando alla Costituzione legale una seconda struttura, spesso non formalizzata giuridicamente, che poteva esistere accanto all'altra solo grazie allo stato di eccezione. Il termine "dittatura" è del tutto inadeguato per descrivere tali regimi dal punto di vista giuridico, così come d'altra parte l'opposizione secca democrazia/dittatura è equivoca per un'analisi dei paradigmi di governo oggi dominanti.
Sebbene l’attuazione dello stato di eccezione da parte dei regimi fascisti non fosse una novità, non ne fu nemmeno una caratteristica esclusiva. Lo stato di eccezione ha origini nella Francia rivoluzionaria e la sua applicazione secondo legge si riscontra lungo tutto il secolo successivo, in particolare durante la repressione della Comune di Parigi nel 1871. Durante la Prima guerra mondiale si diffuse come politica generalizzata, e successivamente fu adottato dalle democrazie liberali in crisi a causa della guerra e della Grande Depressione, come nel caso di Franklin D. Roosevelt negli Stati Uniti, ma anche per reprimere insurrezioni operaie.
Una volta saliti al potere, fascismo e nazionalsocialismo sfruttarono pienamente il corpus normativo preesistente, la cui riorganizzazione —soprattutto in Germania— proseguì la linea dei governi socialdemocratici. L’apparato costituzionale delle democrazie liberali, che includeva la sospensione legale della costituzione e dei diritti fondamentali attraverso lo stato di eccezione, servì da transizione per l’installazione delle macchine da guerra fasciste e naziste nella loro forma più completa durante la Seconda guerra mondiale.
La differenza tra i nuovi fascismi e quelli del passato non risiede nella possibilità di insediarsi all’interno di un quadro democratico, già presente, ma nel modo in cui le democrazie odierne hanno perfezionato le politiche fasciste, consentendo l’uso dello stato di eccezione anche all’interno del quadro democratico. Ciò ha permesso, ad esempio, la costruzione di un’industria intorno al crimine e all’insicurezza, come giustificazione per l’adozione di tali politiche: basti pensare alla politica quasi continua dello Stato di eccezione costituzionale in Cile dal 2019, che si è manifestata come stato di catastrofe durante la pandemia e come stati di emergenza nella “macrozona sud”, con la militarizzazione dell’Araucania, e nel nord per la crisi migratoria. In tal modo, lo stato di eccezione diventa strumento centrale di gestione della popolazione in eccesso generata dal capitale. L’emarginazione fino alla povertà e la promozione dell’economia informale come unica forma di sopravvivenza, necessaria per la produzione di valore, si accompagnano alla repressione sistematica dello Stato e all’aumento dei finanziamenti a polizia e forze armate.
Negli ultimi trent’anni di egemonia neoliberista, è diventato comune invocare la difesa della democrazia e dell’ordine, affinché lo Stato dispieghi politiche di persecuzione, repressione e incarcerazione contro “gruppi sovversivi” o “antisociali”, spesso bollati come terroristi, che in realtà includono lavoratori precari, anziani con pensioni minime e donne vittime di violenza sessuale. Scioperi, manifestazioni e blocchi stradali vengono repressi in nome del diritto al lavoro, della difesa della proprietà privata e della libera circolazione.
Il fascismo storico ha svolto un ruolo centrale nella riconfigurazione dello Stato contemporaneo, assimilando e perfezionando le forme della controrivoluzione fascista del XX secolo, rendendo possibile il loro impiego senza la necessità di un governo fascista formalmente costituito. L’incorporazione del “fascismo” si manifesta attraverso strategie e tattiche repressive, un corpus giuridico e un uso particolare dell’apparato burocratico diretto verso «popolazioni razzializzate e subalterne, la cui stessa esistenza è percepita come una minaccia», da cui derivano i confini porosi tra “criminale” e “prigioniero politico”
L’espansione dell’esperienza razzializzata della negazione dei diritti civili al resto della popolazione è una caratteristica centrale dell’apparato repressivo statale e della sua criminalizzazione estensiva. Il “diritto penale del nemico”, teorizzato da Günther Jakobs, viene applicato a categorie di “nemici” sempre più ampie. L’attuale governo Trump, ad esempio, arresta manifestanti contro il genocidio a Gaza, mentre agli immigrati —in gran parte studenti e accademici— vengono revocati visti e carte verdi per l’espulsione. Nessun settore della popolazione è esente dal rischio di essere classificato come nemico. Ma la persecuzione di un numero così vasto di persone richiede la collaborazione attiva e passiva della popolazione civile, che attualmente è configurata sotto il dispositivo della cittadinanza. Le ricompense per le denunce contro i manifestanti e le persone legate ad azioni dirette sono diventate comuni, come già lo erano durante le dittature sudamericane. In Argentina, nel contesto delle manifestazioni dei pensionati, Patricia Bullrich, ministro della Sicurezza del governo di Javier Milei, ha assicurato che sarebbero state pagate ingenti ricompense a chi denunciasse coloro che "alterano l'ordine pubblico". Allo stesso modo, l'arresto di Mahmoud Khalil, attivista e studente palestinese di laurea magistrale, è stato possibile grazie "a una attiva delazione da parte di colleghi anonimi della stessa Columbia Universiry che avevano documentato la sua partecipazione alle reti studentesche in solidarietà con la Palestina". .E nel dicembre dello scorso anno, durante le indagini sull'uccisione di Brian Thompson, amministratore delegato della UnitedHealthCare (la principale compagnia di assicurazioni degli Stati Uniti), il presunto colpevole, Luigi Mangione, è stato catturato grazie alla denuncia di un dipendente di una catena di fast food. La linea legale che separa chi è o considerato un "criminale" o "antisociale" dall'essere un cittadino come gli altri si riduce al fatto che questi collabori o meno alla repressione del primo.
Con il pretesto dell’antiterrorismo come della lotta contro la «criminalità organizzata», ciò che si disegna di anno in anno è la costituzione in materia penale di due diritti distinti: un diritto per i «cittadini» e un «diritto penale del nemico». È un giurista tedesco, apprezzato a suo tempo dalle dittature sudamericane, che lo ha teorizzato. Si chiama Günther Jakobs. La feccia, gli oppositori radicali, i «teppisti», i «terroristi», gli «anarchici», in breve: l’insieme di quelli che non provano abbastanza rispetto per l’ordine democratico in vigore e che rappresentano un «pericolo» per «la struttura normativa della società»; Günther Jakobs nota che a questi, in misura sempre maggiore, viene riservato un trattamento derogatorio del normale diritto penale, fino a non rispettare più i diritti costituzionali. Non è logico, in un certo senso, trattare da nemici quelli che si comportano come «nemici della società»? Non stanno «escludendosi dalla società»? E non si dovrebbe ammettere allora l’esistenza, per loro, di un «diritto penale del nemico» che consiste giustamente nell’assenza completa di ogni diritto?
Epilogo: consigli per superare il fascismo totale - asperità concettuali e rivoluzionarie.
Di: Amapola Fuentes.
Pascal aveva un abisso che con lui s’agitava.
– E tutto è abisso! – Azioni, desideri, sogni,
parole! E sui miei peli tutti ritti
sento spesso passare il vento della Paura.
In alto, in basso, ovunque, profondità,
silenzio, spazio che spaventa e attira…
Dio, col suo dito sapiente, in fondo alle mie notti
segna un incubo multiforme e senza tregua.
Ho paura del sonno come si ha paura d’un gran buco,
tutto pieno di vago orrore, che porta chissà dove;
da ogni finestra non vedo altro che infinito,
e il mio spirito, sempre ossessionato di vertigine,
invidia l’insensibilità di questo nulla.
– Potessimo non uscire mai dai Numeri e dagli Esseri!
L'Abisso, Charles Baudelaire, 1868.
Se il testo è stato complesso e, a tratti, sembrava aver perso il filo iniziale, è perché il fenomeno del fascismo e i suoi sviluppi teorici e pratici sono complessi, ma necessari da comprendere. La storiografia del concetto di fascismo e delle sue diverse espressioni è qualcosa che a volte perde le tracce, e noi ci impantaniamo in quel fango. Dobbiamo allontanarci dallo stereotipo secondo cui "diciamo che tutto è fascismo". No, non tutto lo è, ma ci sono molti fenomeni odierni che non rispondono al fascismo storico e che tuttavia fanno parte delle sue nuove tendenze. Soprattutto quelli che chiamiamo accelerazionisti, che nella loro forma più comune attraverso mega-aziende multinazionali legate alle nuove tecnologie e alla ricerca tecnico-produttiva, hanno come progetto quello di generare l'obsolescenza della maggior parte dell'umanità.
Cioè sostituire definitivamente la manodopera umana in un processo di automazione globale del capitale, facendo esplodere nel processo i suoi prerequisiti di esistenza e di produzione di valore. Questi deliri, molto nello stile di Nick Land, non sono senza senso, ma fanno parte di un progetto capitalista comune. Tesla, Defense Advanced Research Projects Agency, Aldebaran, Meka Robotics, tra le altre, sono alcune delle aziende che promuovono la ricerca e la produzione di un'entità tecnica che sostituisca l'umanità nelle sfere riproduttive del capitale. Né le fantasie speculative di Land, né la tecnofobia neoluddista sfuggono alla realtà catastrofica del presente: è urgente trovare una via d'uscita reale diversa dalle proposte reazionarie, che costituisca quindi la base di qualsiasi progetto rivoluzionario.
Nel frattempo, da altre prospettive reazionarie, più che accelerazioniste, si propone un rallentamento della macchina capitalista, che per altro non è possibile, né auspicabile da un punto di vista rivoluzionario. Non è possibile rallentare una macchina affinché continui il suo movimento necrofilo, ma con minore intensità. Comprendendo ciò, il rallentamento si traduce in una difesa locale degli effetti diseguali della tendenza distruttiva del capitale. Se le diverse forme reazionarie hanno in comune la persistenza di uno spirito arcaico, nostalgico delle vecchie forme organizzative ed esistenziali, ciò che le distingue è l'assenza della componente rivoluzionaria. Il rallentamento è puramente conservatore, e sul piano pratico si traduce nell'adozione di una strategia di difesa selettiva, per la conservazione e/o il recupero di alcune forme particolari di esistenza all'interno di un territorio specifico.
La facilità con cui la popolazione aderisce ai loro discorsi basati su pratiche che sembrano così comuni e innocenti come la difesa dell'ambiente naturale e il rifiuto dell'individualità capitalista, ma intese attraverso la difesa della proprietà e l'esaltazione patriottica della "comunità nazionale", genera un grande pericolo. Non è difficile vedere oggi come si siano diffusi discorsi con tinte xenofobe, basati sulla necessità del fascismo di installare la paura di questo o quell'altro nemico, provocando estraneità e rancore, e di fronte al quale sorge l'urgenza di difendersi e di richiedere politiche pubbliche e di sicurezza al riguardo.
I settori progressisti della società non sono immuni alle varianti reazionarie della crisi; piuttosto, si mescolano con esse e le promuovono. Potremmo citare innumerevoli esempi del passato, ma ne prenderemo uno degli negli ultimi giorni: in Cile il settore della pesca artigianale ha iniziato a mobilitarsi e a protestare contro il ritardo nell'approvazione della legge sulla divisione delle quote di pesca. Ciò ha influito sull'economia locale e ha avvantaggiato aziende come Marfood, Orizon e Blumar. Per coincidenza, in questo contesto di agitazione, un peschereccio artigianale chiamato Bruma è “scomparso” con sette persone a bordo.
Pochi giorni fa è stato rivelato che la barca non è affondata né scomparsa per magia, ma per mano del capitale e dei suoi complici. È stata speronata dalla Cobra, un peschereccio industriale di proprietà della compagnia Blumar. Perché associamo questo evento alla svolta reazionaria dei settori progressisti? Perché i social network e i media sono pieni di risposte che accusano la corporazione dei pescatori di essersi schierata con il fronte del rechazo durante la stesura della Nuova Costituzione del 2022 e che, quindi, dovrebbero “godersi ciò per cui hanno votato”. In altre parole, da questi settori progressisti di “sinistra”, è del tutto coerente che un settore della classe sfruttata, non avendo preso parte a uno slogan o a un momento specifico, meriti la morte per mano delle attuali forze di sicurezza - complici dello Stato, dei suoi agenti repressivi e delle corporazioni nella criminalizzazione della protesta. Qui vediamo chiaramente il carattere nostalgico e irrazionale dei movimenti reazionari: l'“altro” viene definito come il nemico (coloro che hanno votato per “rifiutare” la costituzione) la cui eradicazione ripristinerà la stabilità, e che perdono il loro status di esseri umani, essendo invece visti come poco più che un ostacolo a un fine: una nuova costituzione femminista, ecologica - e tanti altri aggettivi - per il Cile. In pratica, invece di alterare l'espressione locale del modello economico capitalista, lo ha legittimato durante un periodo di rivolta che aveva messo in discussione la logica capitalista.
Questo discorso non è solo moralista, ma genera una linea di demarcazione immaginaria tra le classi oppresse, diventando al contempo una disposizione a favore dell'attuazione di necropolitiche per colpire chi è già riconosciuto come altro, che perde la sua condizione di essere umano e, quindi, è legittimamente minacciato di morte all'interno dei discorsi fascisti neoreazionari del presente.
Non ripeteremo l'errore di dichiarare che tutto è fascismo, perché così facendo lo rendiamo omogeneo e, allo stesso tempo, significa che nulla è più fascismo. Tuttavia, nella vita quotidiana, possiamo riconoscere innumerevoli azioni che contengono i semi latenti del fascismo e che rischiano di far germogliare alcune delle sue espressioni, con il pericolo di riprodurre le atrocità che si sono verificate in passato e che potrebbero verificarsi nel presente, in un'era di armamenti in cui l'energia nucleare è diventata l'eccezione permanente.
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Il tentativo di questo testo è quello di chiarire come il fascismo storico sia emerso, mutato, si sia adattato ai contesti e si sia evoluto, proprio per poter riconoscere la latenza delle sue nuove forme e non ignorarla. Stiamo vivendo un'epoca turbolenta, piena di eventi sconcertanti in cui i concetti hanno confini sfumati, si trasformano e rendono estremamente difficile classificare ciò che stiamo vivendo. Bene, questo è un tentativo parziale di guardare attraverso la confusione del presente e riconoscere le tendenze dello sviluppo della crisi capitalista e le reazioni che ne derivano, per — e a partire da esse — configurare la messa in pratica del comunismo come abolizione del capitalismo e dei rapporti sociali che lo riproducono, attraverso la produzione di misure immediate che sopprimano la frammentazione della vita sociale.



