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post-poetica

  • Immagine del redattore: Marco Giovenale
    Marco Giovenale
  • 2 giorni fa
  • Tempo di lettura: 2 min

Le immagini che immaginano ahida

Sergio Bianchi
Sergio Bianchi

Ahida, nel suo percorso attraverso cultura, politica e arti, mira a interrompere il flusso rapido e distratto della rete, proponendo contenuti che sollecitano l’attenzione critica e rallentano la fruizione. Un elemento distintivo del progetto sono le immagini asemiche che accompagnano i testi: segni grafici simili alla scrittura ma privi di significato decifrabile. Queste opere, nate dal gesto libero degli artisti, non comunicano un messaggio diretto, ma evocano un mondo simbolico e immaginativo, fatto di direzioni possibili, come frecce paradossali che indicano un orizzonte ancora da raggiungere. L’asemìa diventa così uno strumento per spostare lo sguardo e aprire spazi di senso fuori dalla logica dominante della comunicazione veloce e lineare.


Nei primi mesi del suo viaggio attraverso società, imperi, politica e arti varie, ahida ha cercato di mettere del sale nella zucca delle reti, degli schermi. Cercando cioè in qualche modo di bloccare lo sguardo e l’attenzione del lettore o fruitore del flusso di internet, catturandolo/spostandolo su momenti di critica e inciampi, soprassalti, interruzioni, deviazioni: tanto nel puntare il pensiero critico sul presente e sull’imminente, quanto nel portare alla luce testi nuovi, non narrativi né poetici, che tuttavia non si facciano leggere rapidamente e distrattamente, come spesso purtroppo la rete (quella dei commerci più che dei saperi-sapori-piaceri) spinge a fare. 


Tra gli elementi che la redazione ha voluto captare nella produzione artistica contemporanea – tra tanti profili che il radar incrocia – ci sono le immagini che chiunque, navigando su ahidaonline.com, ha potuto osservare in cima a saggi, articoli e invenzioni testuali. Di che si tratta? Cosa significano? Cosa immaginano?


Sono a volte figure astratte, o che mescolano un’astrazione inattesa a grafie incomprensibili. O meglio: asemiche. 


Una scrittura asemica è una sequenza, un insieme di segni che apparentemente rimandano a una lingua nota, ma che in realtà non sono decifrabili perché nascono dal libero gesto di un(a) artista. L’occhio di chi guarda sembra decifrare nelle grafie e nei graffi sulla pagina delle lettere di un alfabeto, tracce di discorso, ma no: tutto viene poi precipitato in arbitrio, in gioco, a volte elegante e quasi calligrafico, a volte imploso, denso, felicemente punk. (Altre volte ancora questi due tratti convivono).


La domanda sul significato è allora forse fuori strada, non però quella sul senso, sull’immaginazione: le artiste e gli artisti che di volta in volta ahida propone, specie dove l’asemìa più esplicitamente gioca, immaginano sì qualcosa: probabilmente un mondo un po’ munariano un po’ affollato di frecce alla Klee, innocue e però precise, e paradossali, davvero indecifrabili. Un mondo-freccia che deve ancora arrivare a segno, che indica comunque un orizzonte da cui potrebbe presto o tardi spuntare – come scriveva Nanni Balestrini – qualcosa «che quando non / si vede più / torna».


Marco Giovenale, editor, traduttore e asemic writer, è tra i fondatori e redattori di gammm.org (2006), sito di materiali sperimentali. Insegna storia delle scritture italiane di secondo Novecento e contemporanee, in particolare presso centroscritture.it. È autore di numerose opere di e sulla poesia.

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